Costo del lavoro in calo nel 2020 a seguito della contrazione dei redditi da lavoro dipendente

Nel 2020, le misure senza precedenti introdotte per mitigare gli effetti della pandemia Covid-19 sono state indirizzate a sostenere i redditi delle famiglie e la liquidità delle imprese mediante trasferimenti diretti e politiche fiscali che hanno ampliato l’efficacia di strumenti preesistenti, ne hanno introdotti di nuovi, in particolare per i lavoratori autonomi e le famiglie a basso reddito1, hanno cancellato o differito alcuni pagamenti2. L’insieme delle misure straordinarie ha attutito gli effetti della pesante contrazione economica, contenendo il calo dei redditi netti delle famiglie nel loro complesso in termini sia nominali (-0,9%) sia reali (-0,8%), ma con i redditi da lavoro dipendente e da lavoro autonomo diminuiti rispettivamente del 5% e del 7,1% e quelli da trasferimenti sociali cresciuti del 9,4%3. Se si guarda, quindi, nello specifico, ai redditi da lavoro dipendente lordi e al costo del lavoro (somma delle retribuzioni lorde dei lavoratori dipendenti e dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro), i dati dell’indagine “Reddito e condizioni di vita” (EU SILC) stimano che nel 2020 il valore medio del costo del lavoro sia pari a 31.797 euro, in calo del 4,3% rispetto all’anno precedente (Prospetto 1). La retribuzione netta (17.335 euro) a disposizione del lavoratore costituisce poco più della metà del totale del costo del lavoro (54,5%). Il cuneo fiscale e contributivo, ossia la somma dell’imposta personale sul reddito da lavoro dipendente e dei contributi sociali del lavoratore e del datore, con un valore medio di 14.600 euro, rappresenta uno degli indicatori più rilevanti del carico fiscale. Sebbene nel 2020 il cuneo si riduca in media del 5,1% rispetto al 2019, continua a superare il 45% del costo del lavoro (45,5% nel 2020 e 45,9% nel 2019), collocando l’Italia tra i paesi con il più alto carico fiscale nell’Unione europea4. La tassazione del lavoro dipendente, crescente in misura più che proporzionale rispetto alla retribuzione, influenza la domanda e l’offerta di lavoro e talvolta può costituire un disincentivo alla piena partecipazione al mercato del lavoro. I contributi sociali pagati dai datori di lavoro costituiscono la componente più elevata del cuneo fiscale e contributivo (24,9%), mentre il restante 20,6% risulta a carico dei lavoratori: il 13,9%, sotto forma di imposte dirette e il 6,7% di contributi sociali (Prospetto 2). Nel 2020, i contributi sociali dei datori di lavoro si riducono in media del 4,1% e la tassazione sui redditi da lavoro dipendente del 5,5% a seguito della contrazione dei redditi percepiti dai lavoratori e degli sgravi contributivi introdotti per l’assunzione dei giovani e per il Mezzogiorno. A livello territoriale, il costo del lavoro è mediamente più alto al Nord, dove i redditi sono più elevati, rispetto alle altre ripartizioni; ne deriva che la quota di retribuzione netta del lavoratore raggiunge il valore minimo, 53,3%, nel Nord-ovest. Anche le differenze di genere risultano evidenti: il costo del lavoro delle percettrici di reddito da lavoro dipendente è mediamente pari al 74% di quello dei dipendenti e la retribuzione netta è il 77% di quella maschile, analogamente a quanto registrato nel 2019, con differenziali salariali che perdurano nel tempo.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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