I comparti meridionali più legati al mercato statunitense -secondo Svimez- sono l’Agroindustria (27%), il Farmaceutico (16%) e il Petrolchimico (14%), che contano complessivamente il 58% dell’export complessivo della Macroarea. “Le misure introdotte da Trump, tuttavia, colpiscono filiere e comparti in maniera asimmetrica. Abruzzo e, soprattutto, Puglia rischiano di essere “le regioni più colpite dai dazi per quanto riguarda la Meccanica, comparto il cui export ammonta rispettivamente a oltre 140 milioni e quasi 350 milioni nel 2024. La battaglia di Trump per rilocalizzare la filiera dell’Auto negli States rischia invece di avere ripercussioni negative soprattutto per quanto riguarda lo stabilimento di Pomigliano in Campania (a repentaglio spedizioni per 55 milioni)”.
Prodotti energetici, semiconduttori e farmaceutici – almeno per il momento – vengono esentati dai dazi universali al 10%, mentre auto e acciaio subiscono tariffe più elevate (25%)”. Alcuni comparti strategici del Mezzogiorno, come petrolchimico, farmaceutico e apparecchiature elettriche, per il momento si trovano al riparo, “sebbene gli annunci statunitensi su potenziali tariffe maggiorate su farmaceutica e semiconduttori destino grandi preoccupazioni -precisa Svimez- Viceversa, il calo più significativo dell’export meridionale potrebbe interessare Agroindustria, Meccanica ed Automotive. L’Agroindustria è una filiera d’eccellenza per tutto il Mezzogiorno e rappresenta oltre il 30% dell’export per Sardegna e Molise e oltre il 40% per Basilicata, Campania e Calabria. Qualora non si riuscisse a raggiungere un accordo per eliminare la tariffa reciproca al 20%, l’impatto sull’export sarebbe particolarmente negativo in termini assoluti per la Campania (a rischio 164 milioni)”.