“Il marketing del cibo di nicchia ci fa pagare oro prodotti scadenti”. Lo ha detto all’Aquila l’ex amministratore delegato di Eataly, Oscar Farinetti, nel corso del suo intervento di apertura del Festival delle città del Medioevo, la rassegna divulgativa in corso all’Auditorium del Parco. Nel suo intervento ha ripercorso l’evoluzione dell’alimentazione, dai raccolti ancestrali fino all’agricoltura, passando per l’eredità dei monaci medievali, custodi di biodiversità e creatori di eccellenze ancora oggi celebri, come il parmigiano reggiano. Non è mancato un passaggio emozionale sul legame con la città.
“Dopo il terremoto del 2009 mi impegnai molto per L’Aquila. In tutti gli Eataly d’Italia dedicammo spazi ai prodotti abruzzesi, frutto di un attento studio delle eccellenze agroalimentari regionali. Il 20% degli incassi era destinato al sostegno della città. Ricordo anche un oggetto simbolico che volli donare: un gesto per dire che c’eravamo, e che ci siamo”. Farinetti ha infine sottolineato l’importanza di tornare a riflettere sul cibo in modo serio, oltre le mode e le semplificazioni del marketing gastronomico. “Nel Medioevo – ha ricordato – si mangiava con logiche molto diverse dalle nostre. Il sale era oro, lo zucchero un lusso, molti alimenti che oggi riteniamo tradizionali allora non esistevano. La religione dettava tempi e modi, e la selezione agricola era frutto di secoli di intelligenza contadina. Oggi invece paghiamo caro per prodotti scadenti, solo perché fa figo dire che sono ‘di nicchia’. Bisogna tornare a raccontare il cibo per quello che è davvero: cultura, storia, identità”