L’offerta di servizi socio-assistenziali conferma importanti e persistenti divari territoriali. Nel Sud la spesa pro-capite per il welfare territoriale (78 euro) e’ circa la meta’ della media nazionale (150 euro). Le Isole si attestano su 144 euro pro-capite, il Centro a 165, il Nord-ovest a 162, il Nord-est a 207. Lo ha detto Stefano Menghinello, direttore del Dipartimento per le statistiche economiche, ambientali e conti nazionali dell’Istat, in occasione dell’audizione in Parlamento sulle prospettive del federalismo fiscale. Nel 2023, il Pil in volume e’ cresciuto in Italia dello 0,7 per cento rispetto all’anno precedente; la crescita e’ stata in linea con la media nazionale nel Nord-ovest (+0,7 per cento), maggiore nel Mezzogiorno (+1,5 per cento) e minore al Centro (+0,3 per cento) e al Nord-est (+0,4 per cento). Tra le regioni, la crescita piu’ consistente si e’ osservata in Sicilia e in Abruzzo (+2,1 per cento in entrambe), seguite da Liguria (+1,7 per cento) e Valle d’Aosta (+1,4 per cento). Il Pil e’ risultato sostanzialmente stabile in Emilia-Romagna, nella provincia autonoma di Trento, in Toscana e in Umbria. La contrazione piu’ ampia si e’ registrata in Friuli-Venezia Giulia -0,5 per cento). Nel 2023, il Pil medio pro-capite nelle regioni del Nord-ovest risulta pari a 44,7 mila euro, poco meno del doppio rispetto al Mezzogiorno (23,9 mila euro) e 8,6 mila euro al di sopra della media nazionale (36,1 mila); nel Nord-est ammonta a 42,5 mila euro e nel Centro a 38,6 mila.
Il Pil medio pro-capite nelle regioni del Nord-ovest risulta pari a 44.700 euro, poco meno del doppio rispetto al Mezzogiorno (23.900 euro) e 8.600 euro al di sopra della media nazionale (36.100 euro). Nel Nordest ammonta a 42.500 euro e nel Centro a 38.600. Sempre nel 2023, prosegue l’Istat, a livello nazionale il reddito disponibile delle famiglie consumatrici e’ stato pari a 22.400 euro per abitante. Nelle regioni del Nord-ovest ha raggiunto i 26.300 euro, nel Mezzogiorno i 17.100 mila. Le regioni con i maggiori differenziali positivi rispetto alla media nazionale sono la provincia autonoma di Bolzano (+9mila euro) e la Lombardia (+4.900 euro). Le regioni del Mezzogiorno presentano livelli di reddito disponibile piu’ contenuti: il differenziale rispetto alla media nazionale e’ ridotto in Abruzzo (-2.600 euro) e piu’ marcato in Campania (-5.900 euro) e in Calabria (-6.200). Ancora, l’azione pubblica di redistribuzione del reddito ha determinato un aumento del reddito disponibile medio per abitante a livello nazionale del 7,8% nel 2023 (+8,6% nel 2022), pari a +1.734 euro, e, a livello di macro aree, ha operato nella direzione di una riduzione dei differenziali: l’incidenza della componente derivante dalla redistribuzione sul reddito complessivamente disponibile e’ infatti massima nel Mezzogiorno (17,5%), dove i livelli di reddito disponibile per abitante sono piu’ bassi, ridotta nel Nord-ovest (2,3%) e intermedia nel Nord-est (4,7%) e nel Centro (7,1%). Sul fronte dei servizi, sono ancora numerosi i divari Nord-Sud da colmare. A titolo di esempio, sono “significative”, secondo l’Istat, anche le differenze nella disponibilita’ di posti letto nei presidi socio-assistenziali e socio-sanitari. Le regioni del Mezzogiorno contano 37 posti letto per 10mila abitanti, poco piu’ della meta’ di quelli presenti sul territorio nazionale (69,1 per 10mila). Inoltre, i posti nido disponibili nel Mezzogiorno sono poco piu’ di 17 ogni 100 bambini, meno della meta’ rispetto al Centro (38,8) e al Nord-est (37,5) e circa la meta’ del Nord-ovest (35).