L’effetto scatenato dell’aumento dei tassi si abbatte sui prestiti bancari: nell’ultimo anno si è registrata una stretta creditizia da quasi 50 miliardi di euro, con una riduzione che supera il 3%. Le banche hanno tagliato tutti i tipi di finanziamenti alle imprese, con una riduzione di 39 miliardi (meno 6%). Per quanto riguarda le famiglie, il saldo è negativo per 10 miliardi, considerando che i mutui sono sostanzialmente fermi, il credito al consumo è cresciuto di 5 miliardi, mentre i prestiti personali sono crollati di quasi 14 miliardi. È quanto emerge dal rapporto mensile sul credito realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale in questo contesto, la clientela bancaria fatica a onorare le scadenze con le rate dei prestiti tant’è che le sofferenze nette sono cresciute in un anno di quasi il 10%, passando da 16 miliardi a quasi 18 miliardi, in crescita di quasi 2 miliardi.
Secondo il Centro studi di Unimpresa, che ha elaborato dati statistici della Banca d’Italia, al netto delle cartolarizzazioni, gli impieghi delle banche ai privati sono crollati di 49,3 miliardi (-3,66%), calando dai 1.347,2 miliardi di novembre 2022 ai 1.297,8 miliardi di novembre 2023. Questi dati, talora contestati dalle associazioni di categoria del settore creditizio, non tengono conto delle cartolarizzazioni di prestiti, vale a dire impieghi in buona parte deteriorati che le banche hanno ceduto, nel corso del periodo in esame, a società veicolo o specializzate.