Unione regionale cuochi abruzzesi: siamo nella più grande crisi economica dell’era contemporanea

“A causa dell’infezione covid-19 siamo nella più grande crisi economica dell’era contemporanea. Questa pandemia che impedisce la convivialità mette particolarmente in crisi i settori produttivi che basano la loro attività proprio sulla socializzazione, come il turismo, l’ospitalità alberghiera, la ristorazione e tutta la filiera horeca ad essi collegata. Il comparto ristorativo che opera in modo efficace solo in un contesto di benessere economico e sociale diffuso, elementi che in questa situazione mancano, subirà un drammatico tracollo di presenze”. A dirlo l’Unione regionale cuochi abruzzesi. “La riapertura – spiega – presuppone investimenti cospicui per gli adeguamenti alle nuove normative igienico/sanitarie, per il personale, per l’acquisto della materie prime, per le utenze e di converso la sospensione delle agevolazioni e degli indennizzi previsti per le chiusure delle attività. Tutto ciò a fronte, secondo le statistiche, di pochi ipotetici incassi con i quali non si riuscirebbe a pagare neanche le spese”. “Senza corporativismo – sostiene l’Unione – va tenuto in considerazione che il settore turistico, alberghiero e della ristorazione, che producono il 14% del pil nazionale e occupano 3 milioni e 400 mila lavoratori, la cui maggioranza sarà disoccupata, sarà al collasso a breve; tutte le imprese della ristorazione, che sono in Italia ben 337mila e occupano 1 milione 350mila lavoratori, hanno bisogno di maggiore attenzione e sostegni rispetto agli altri comparti produttivi, che, alla riapertura, se pur con difficoltà e ridimensionamenti, avranno la certezza di continuare a lavorare”.

Per queste ragioni “lo Stato e le Regioni, anche attraverso i fondi senza interessi della Ue, della Bce e del Fmi, devono destinare alle attività della ristorazione denaro a fondo perduto e senza burocrazia, e il prolungamento della cassa integrazione per tutti i lavoratori. I sostegni e gli indennizzi dovranno essere diretti e erogati fino a quando non ci saranno le condizioni della socialità per la ristorazione e non saranno predisposte regole chiare attraverso una valutazione più specifica e attenta per il comparto ristorativo”. “La ristorazione à la carte – suggerisce l’Unione regionale cuochi abruzzesi – per sua natura è stata da sempre sinonimo di convivialità e ospitalità è non potrà diventare una ristorazione da mensa. Indubbiamente si dovranno ripensare l’organizzazione e l’offerta ristorativa ma senza snaturala dalle sue peculiarità. Bisognerà trovare il giusto compromesso tra la tutela della salute degli ospiti e dei lavoratori e la socialità del servizio ristorativo. Come ad esempio considerare che il distanziamento sociale dovrà essere tra i tavoli e non tra i commensali dello stesso tavolo, e per le particolari modalità di lavoro praticate in cucina c’è bisogno una maggiore flessibilità sulle norme di distanziamento tra il personale che vi lavora, ma anche prevedere il rimborso e il calmierare i prezzi dei dispositivi di protezione individuale e di sanificazione”. “Pertanto – suggerisce – è necessario inserire nelle varie task force istituzionali, che indicheranno le modalità operative per la ristorazione, degli esperti del settore. Questa drammatica situazione sociale impone a tutti gli operatori della ristorazione un ripensamento del loro lavoro che non consentirà nessun tipo di approssimazione ma al contrario maggiore etica e professionalità. La nuova ristorazione del post pandemia dovrà prestare maggiore attenzione all’ospitalità, al servizio, alla qualità e alla salubrità di piatti offerti. Non ci può essere fiducia, ospitalità e qualità se non si sarà etici e professionali”. 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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