Quale giudizio dare sulla vicenda della elezione del Presidente della Repubblica?

di Achille Lucio Gaspari*

Sia Draghi che Mattarella sono restati al loro posto e questa è sicuramente una buona notizia; vediamo perché. I finanziamenti in arrivo dall’Europa sono essenziali per una duratura ripresa economica ma non saranno erogati senza la realizzazione di una numerosa serie di progetti-obiettivo. In questa fase solo Draghi, con la sua notevolissima competenza economica, è in grado di portare a termine questo impegno gravoso; se poi la sua sostituzione alla guida del Governo avesse causato il ricorso ad elezioni anticipate il danno che la nostra economia ne avrebbe ricevuto sarebbe stato gravissimo.

Mattarella ha svolto il suo settennato con grande equilibrio conquistastandosi la fiducia della gran parte dei cittadini che vedono i lui la sapienza e la abilità, la capacità e la concretezza che era posseduta dai politici della Prima Repubblica e in modo particolare dai dirigenti della Democrazia Cristiana. Questo ottimo risultato si è avuto per caso senza alcun contributo della politica e ha visto il naufragio di tutti i partiti politici.

La crisi del centro-destra

Noi continuiamo a chiamare in questo modo un raggruppamento dove i principi caratterizzanti del Centro moderato sono molto poco rappresentati. La candidatura di Berlusconi, un progetto irrealizzabile per la caratura improponibile dell’uomo, aggravata dalla età e dallo stato di salute, ha paralizzato Salvini e Meloni che fingendo di crederci non potevano prepararsi per tempo ad altre più praticabili soluzioni. Il Capitano avendo più grandi elettori degli altri due presidenti si è auto attribuito il ruolo di kingmaker e ha proceduto a frenetici incontri senza quasi consultarsi con gli alleati. Ha iniziato con una terna di nomi rimandata al mittente e ha improvvidamente proseguito con l’operazione Casellati che non aveva alcuna possibilità di riuscita. E’ sorprendente che la Presidente del Senato abbia creduto in questa operazione, si sia esposta al cannoneggiamento di una settantina di franchi tiratori, pur essendo candidata abbia voluto partecipare allo spoglio delle schede e non sia neanche stata capace di fare buon viso a cattivo giuoco avendo mostrato delusione e stizza per un insuccesso che era facilissimo prevedere. La più erronea di tutte le iniziative è stato il tentativo di accordo con Conte per portare al Quirinale la Belloni. Salvini fece cadere il governo giallo-verde fidando nell’accordo con Zingaretti che gli avrebbe garantito elezioni anticipate; tentativo fatto fallire dall’intervento di Renzi. Anche questa volta il tentativo di accordo con i Cinque Stelle, con tanto di trionfalistica dichiarazione serale “domani avremo una donna al Quirinale” è stato fatto fallire da Renzi. Di quest’ultimo bisogna dire che nonostante i grandi errori commessi, che gli sono costati la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la segreteria del partito, forse per la pochezza dei suoi contendenti, mostra di avere nel suo arco qualche freccia in più.

Forza Italia più che alla frutta è ormai al caffè ed è destinata a diluirsi in parte nella Lega e in parte nelle forze che andranno a costituire il neo centro

La maggior parte dei commentatori dà un giudizio positivo sulla Meloni perché ha sempre mantenuto la sua posizione di intransigente opposizione senza mai cambiare linea politica. Attenzione però a formulare giudizi di questo tipo. Durante le trattative per la formazione del Governo giallo-verde era disponibilissima ad entrare in maggioranza con un ruolo personale di un certo prestigio ed è stata la contrarietà degli stellati a relegarla alla opposizione. La sua contrarietà a Draghi e a Mattarella che rappresentano una garanzia per l’Italia e la sua richiesta di elezioni anticipate che in questa fase sarebbero una catastrofe economica, restringono il suo elettorato a quel gruppo limitato di sovranisti che non ha alcuna possibilità di assurgere ad un peso politico autonomo. Inoltre chiedere cose senza riuscire ad ottenerle, presentare candidati di bandiera cui era preclusa non solo ogni possibilità di riuscita ma anche di una onorevole competizione e avversare la posizione di personaggi che godono di un ampio consenso mostra la angustia del suo pensiero politico che le precluderà con grande probabilità la cosa cui più aspira, ciò è la guida del Paese.

Il marasma dei 5 Stelle.

I Grillini sono ormai in caduta libera nel consenso elettorale e Conte non è minimamente riuscito a modificare questo trend negativo. Nella vicenda della elezione presidenziale ha oscillato tra una posizione di subalternità al PD e il tentativo infruttuoso di ricostituire un asse giallo-verde. Non c’è da meravigliarsi; è assolutamente privo sia di esperienza che di capacità politica. I successi elettorali del 2018 sono dovuti a Di Maio, allora capo politico del movimento, nonché a Grillo e all’azione pregressa di Casaleggio senior. Conte si è trovato catapultato a fare il Presidente del Consiglio solo perché Salvini non accettava di concedere questo ruolo a Di Maio che aveva una visibilità molto maggiore. Chi farebbe dirigere un Dipartimento di Chirurgia a qualcuno che della Chirurgia non ha alcuna esperienza? La stessa cosa, e probabilmente ancora di più vale per la direzione di un Governo. Avendo Conte incamerato una serie di insuccessi ha stimolato Di Maio a tentare di riprendersi la guida del partito. Da qui uno scontro violento tra i due personaggi con addirittura l’uso dei social come arma contundente e il tentativo di oppore contro l’ex capo politico un duro e puro come Di Battista. Cosa accadrà in questo anno pre elettorale? L’uscita dei 5 Stelle dalla maggioranza di governo? la scissione del movimento? Difficile fare previsioni. Quello che è certo è che non ci sarà nessuna ripresa di consenso e numerosi senatori e deputati dopo le prossime elezioni dovranno cercarsi un nuovo lavoro se ne saranno capaci.

Il ruolo di Enrico Letta

Letta ha giocato, come sul dirsi nel calcio, di rimessa. Senza successi ma anche senza errori clamorosi. Avendo un numero limitato di grandi elettori non poteva fare di più. Avendo il PD lentamente ma costantemente guadagnato consensi nei sondaggi da quando esiste questo governo aveva tutto l’interesse di difenderlo e di proteggerlo, cosa che ha fatto abbastanza bene.

La nuova legge elettorale

La nuova legge elettorale sarà un banco di prova per vedere se la politica dei partiti così deludente in questo periodo saprà riscattarsi.

Una legge elettorale proporzionale con sbarramento almeno del 4% e con un premio di maggioranza alla colazione in grado di raggiungere il 40% dei consensi potrà dare stabilità di governo e valorizzare la preparazione dei candidati e la loro capacità di incidere sul territorio. Questa è la condizione per la rinascita di un centro in grado di assumere un ruolo non subalterno. In questo caso Casini, che durante questa fase ha saputo riappropriarsi di un carisma ultimamente un poco appannato, potrebbe svolgere un ruolo assai utile. Quello che auspico è che tutti coloro che concorreranno a questa operazione siano in grado di tralasciare le loro ambizioni personali e di mettersi con generosità al servizio di un progetto di rinnovamento che da troppo tempo il Paese aspetta.

*Professore Ordinario Emerito, Direttore Sezione Clinica Chirurgica, Facoltà di Medicina e Chirurgia
Università degli Studi di Roma Tor Vergata

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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