Aumenta il consumo dei farmaci a brevetto scaduto

Si conferma in Italia il trend in crescita sia della spesa sia dei consumi dei farmaci a brevetto scaduto. Crescono anche i consumi e la spesa dei farmaci equivalenti. Ben quattro principi attivi appartenenti alla categoria degli inibitori di pompa (pantoprazolo, lansoprazolo, omeprazolo ed esomeprazolo) compaiono nella lista dei primi 20 principi attivi a brevetto scaduto, con una spesa rispettivamente di 272,3, 164,1, 151,5 e 142,2 milioni di euro. Si evince dal rapporto sull’uso dei medicinali in Italia 2018 dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), presentato oggi a Roma. Nel 2018 i farmaci a brevetto scaduto hanno rappresentato l’82,7% dei consumi in regime di assistenza convenzionata e il 65,9% della spesa convenzionata. La spesa dei farmaci a brevetto scaduto è maggiormente concentrata nella categoria dei farmaci cardiovascolari e antimicrobici, con un’incidenza rispettivamente dell’84,5% e dell’84% sulla spesa convenzionata della categoria. I dati del 2018 confermano l’incremento dell’utilizzo dei biosimilari disponibili in commercio già da diversi anni, come ad esempio della follitropina (+55,2%), delle epoetine (+24,4%), della somatropina (+22,3%) e dei fattori della crescita (+12,7%). Si evidenzia il trend positivo relativo all’impiego dei biosimilari di più recente commercializzazione: dell’infliximab, dell’etanercept, dell’insulina glargine e del rituximab. Nel 2018, inoltre, sono stati commercializzati per la prima volta i farmaci biosimilari dell’adalimumab, dell’eparina a basso peso molecolare, del trastuzumab e dell’insulina lispro. Sussiste un’ampia variabilità regionale nell’impiego dei farmaci biosimilari. 

Le Regioni con la più elevata incidenza del consumo di farmaci a brevetto scaduto sono l’Umbria (84,3%), l’Emilia Romagna (84,2%) e la Provincia Autonoma di Trento (54%), mentre la Toscana (81,1%), l’Abruzzo (81,6%), la Valle D’Aosta e la Basilicata (81,8%) sono quelle nelle quali è stato registrato il consumo più basso. L’Emilia Romagna è la regione con la maggiore incidenza della spesa per farmaci a brevetto scaduto sulla spesa farmaceutica convenzionata regionale (70,7%), seguita dall’Umbria (69,6%) e dalla P.A. di Trento (69,2%), mentre la Lombardia (60,7%), la Valle d’Aosta (64,4%) e la Sardegna (64,5%) sono quelle in cui si è registrato il livello di spesa più basso. Calabria, Basilicata e Campania mostrano le più alte percentuali di spesa per i farmaci che hanno goduto della copertura brevettuale (rispettivamente 82,2%, 81,3% e 81,1%), mentre la P.A. di Trento, la Lombardia e il Friuli Venezia Giulia registrano la più alta incidenza di spesa per i farmaci equivalenti (rispettivamente 42,6%, 40,6% e 36,4%).

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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