Banca d’Italia traccia gli scenari per la crescita nel Bollettino economico nel quale vengono dipinti i vari scenari collegati alla guerra in Ucraina e alla dipendenza energetica da Mosca. Lo scenario ‘intermedio’, quello di una guerra prolungata ma senza rinunciare al gas di Mosca, taglierebbe la crescita nel 2022 al 2%. Quello piu’ estremo, smettendo di comprare il gas che finanzia la guerra di Putin, farebbe chiudere l’anno con il Pil in calo dello 0,5%. Chiudendo completamente l’import di gas russo, secondo il Bollettino il fabbisogno italiano puo’ essere compensato “per circa due quinti entro la fine del 2022, e senza intaccare le riserve nazionali”. Aumentando l’import di gas da Paesi come l’Algeria e di Gnl da Usa e Qatar ed estraendo di piu’ dai giacimenti nazionali. Per poi arrivare, potenziando rigassificatori e import da Paesi diversi dalla Russia, a sostituire interamente quel 45% di import coperto oggi dalla Russia. In 24-36 mesi, conferma il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani, “e’ ragionevole dire che possiamo abbandonare completamente la dipendenza dal gas russo”. Certo, un addio immediato a Mosca, secondo Bankitalia, farebbe scendere il Pil di mezzo punto nel 2022 e 2023 e accelerare l’inflazione all’8% (2,3% nel 2023), secondo il piu’ “severo” degli “scenari illustrativi” da Via Nazionale che precisa non trattarsi di nuove previsioni. “Non si possono escludere scenari piu’ sfavorevoli”, si legge nel Bollettino economico con probabile riferimento al quadro bellico che potrebbe allargarsi. Ma i numeri dello scenario severo possono comunque migliorare con “possibili risposte delle politiche macroeconomiche”, che il Governo gia’ preannuncia nel Def e che si discutono a Bruxelles. Signorini suggerisce di “concentrare le risorse pubbliche disponibili, piu’ che sui prezzi in se’, sull’obiettivo di sostenere, in un’ottica di emergenza, il reddito delle famiglie e delle imprese piu’ colpite, mitigando le conseguenze sociali dello shock”. In assenza di sorprese, se sembra lontano lo scenario favorevole di una veloce risoluzione della guerra (crescita al 3% nel 2022 e inflazione al 4% quest’anno e poi 1,8% nel 2023), appare realistico lo scenario “intermedio” tracciato da Bankitalia, quello di un prolungarsi del conflitto ma senza una rottura netta sul gas. Comporterebbe un calo della crescita al 2% (3,1% la crescita prevista dal Def nel quadro programmatico) e un’inflazione al 5,6% (2,2% nel 2023). Sullo sfondo, domina l’elevata incertezza globale creata dall’invasione russa dell’Ucraina. Se la crescita e’ rallentata a livello globale ed e’ stata stagnante nell’area euro, in Italia assieme a pandemia e inflazione (7% a marzo, ai massimi dai primi anni ’90), la guerra ha fatto che il Pil fra gennaio e marzo, fra consumi, investimenti e produzione industriale in ritirata, “si sia ridotto di poco piu’ di mezzo punto percentuale sul periodo precedente”.
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