Bioeconomia, in Italia vale 330 miliardi di euro

“La bioeconomia in Italia nel 2017, secondo le nostre stime aggiornate, arriva a coprire circa 330 miliardi di euro di produzione. Piu’ o meno il 10 per cento della produzione nazionale, per oltre due milioni di occupati. E’ un dato interessante. Un sistema di settori che ha assunto nel tempo un ruolo crescente nell’economia italiana: nel 2008 questo insieme di settori pesava 8,8 per cento”. Cosi’, Stefania Trenti, della direzione Studi e ricerche intesa San Paolo descrive uno dei settori in crescita dell’economia italiana. E lo fa da Bari in occasione della presentazione del quinto rapporto intitolato ‘La bioeconomia in Europa’ realizzato dalla direzione studi e ricerche di Intesa San Paolo. La bioeconomia e’ “l’insieme delle attivita’ umane che utilizzano materie prime naturali di origine biologica rinnovabile – spiega Trenti – partiamo dal mondo dell’agricoltura, della silvicultura, della pesca. E poi le risorse marine e a scendere la produzione del cibo, il mondo dell’alimentazione e tutta una serie di altri settori che utilizzano queste risorse”

Nella bioeconomia rientrano anche “il mondo del legno e della carta, a cui e’ dedicato il focus di – abbiamo tutta la filiera del tessile – prosegue Trenti – l’abbigliamento, la concia, le calzature, abbiamo poi il mondo molto innovativo e interessante della biochimica e della bio farmaceutica”. Dal report emerge che a livello europeo a farla da padrone e’ la bioeconomia della Germania, seguita da Francia e Italia. “Una cosa originale della nostra definizione, ci discostiamo un po’ dalla definizione standard del livello europeo perche’ noi abbiamo incluso nella bioeconomia tutta la fase di raccolta e trattamento dei rifiuti a valle e il ciclo idrico perche’ siamo convinti che senza queste componenti, nel nostro Paese oggettivamente sarebbe difficile sviluppare tutto il potenziale perche’ stiamo parlando di sfruttare al meglio delle risorse di scarto e sovrapporre la produzione di bioplastiche, di bio componenti in biochimica a quella per l’alimentazione”, evidenzia Trenti convinta che il “futuro bisogna crearlo, soprattutto nella biochimica: il futuro la chimica e’ verde, ma bisogna creare le condizioni affinche’ si sviluppi pienamente”. “Uno dei settori che nell’ultimo decennio e’ cresciuto maggiormente e’ la fase di raccolta e trattamento dei rifiuti e anche li’, nonostante l’italia sia una eccellenza a livello europeo, un potenziale di miglioramento c’e'”, conclude Trenti.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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