Fmi, Pil Italia 2023 a 0,7%

Il Fondo Monetario Internazionale rivede al rialzo le stime sulla crescita globale per il 2024: 3,1% nel 2024 e 3,2% nel 2025. Le previsioni per l’anno in corso sono leggermente piu’ alte, dello 0,2%, rispetto a quanto stimato nel World Economic Outlook dell’ottobre 2023 a causa della resilienza maggiore del previsto dell’economia negli Stati Uniti e in diversi grandi mercati emergenti, nonche’ delle misure fiscali attivate dalla Cina. Pur nel contesto di una chiara tendenza alla deflazione su scala globale, che diminuisce i rischi di un ‘atterraggio duro’ e di recessione, il Fondo invita a evitare dichiarazioni di “vittoria prematura” nel contrasto all’inflazione.

Quanto all’Italia, l’Fmi lascia invariata la stima della crescita allo 0,7% nel 2024 mentre per il 2025 prevede un aumento a 1,1%. Oggi intanto anche l’Istat ha certificato che nel 2023 il Pil dell’Italia, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, e’ aumentato dello 0,7% rispetto al 2022. Un valore superiore a quello dell’Eurozona. Nel quarto trimestre del 2023 il Pil dell’Italia, secondo la stima preliminare, e’ aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% in termini tendenziali. Mentre la variazione acquisita del Pil per il 2024, e’ pari a +0,1%. I dati del quarto trimestre 2023 riflettono una flessione del comparto primario e un aumento sia del settore industriale sia dei servizi. Dal lato della domanda, la componente nazionale misurata al lordo delle scorte e’ in diminuzione, mentre si stima un aumento della componente estera netta.

L’inflazione sta scendendo piu’ rapidamente del previsto nella maggior parte delle aree globali mentre e’ in atto una politica monetaria restrittiva dell’offerta. Si prevede che l’inflazione complessiva globale dovrebbe scendere al 5,8% nel 2024 e al 4,4% nel 2025, con le previsioni per il 2025 riviste al ribasso. I nuovi rischi all’orizzonte.

I tassi di interesse, stima l’Fmi, rimarranno ai livelli attuali per la Federal Reserve, la Banca Centrale Europea e la Banca d’Inghilterra fino alla seconda meta’ del 2024, diminuendo gradualmente man mano che l’inflazione si avvicina agli obiettivi. Il documento prevede inoltre che la Banca del Giappone manterra’ un atteggiamento accomodante.

Il conflitto a Gaza e in Israele potrebbe intensificare ulteriormente la tensione in Medio Oriente, che produce circa il 35% delle esportazioni mondiali di petrolio e il 14% di quelle di gas. Gli attacchi continui nel Mar Rosso e la guerra in corso in Ucraina rischiano di generare nuovi shock avversi dal lato dell’offerta alla ripresa globale, con picchi nei prezzi di cibo, energia e trasporti.

 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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