Giustizia, processi più rapidi ma restano criticità

Processi più rapidi, numeri in linea con quanto previsto dal Pnrr, secondo quanto riportato dallo stato della giustizia in Italia fatto dalla Cassazione nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario 2024. Nel suo intervento la Prima Presidente della Corte Suprema, Margherita Cassano, ha fornito gli elementi emersi dall’attività svolta negli ultimi 12 mesi,  sottolineando le criticità relative a femminicidi, morti sul lavoro e sovraffollamento delle carceri.

“L’anno appena trascorso ha visto l’intera magistratura impegnata nel dare attuazione alle riforme – ha affermato Cassano – del processo civile e penale varate nel 2022”.

Cassano ha snocciolato una serie di numeri sul lavoro svolto. Nel settore civile le pendenze sono diminuite dell’8,2% nei Tribunali e del 9,8% nelle Corti d’appello. La durata media dei procedimenti si è ridotta in primo grado del 6,6% e in appello del 7%. Il disposition time è sceso del 6,4% nei Tribunali e del 6,4% nelle Corti d’appello. Risultati resi possibili anche dalla “mediazione”. “Emerge – ha spiegato – una sua significativa applicazione soprattutto nelle cause in tema di successione, divisione ereditaria, diritti reali, condominio, assicurazione, responsabilità extracontrattuale già instaurate, a dimostrazione di un mutamento condiviso di cultura di giudici e avvocati”.

Sul fronte penale le pendenze si sono ridotte del 13% nei Tribunali e del 6,5% nelle Corti d’appello. Il numero dei procedimenti definiti è “aumentato dell’8,3% in primo grado e del 10,6% in appello. Il disposition time è sceso, in Tribunale, a 310 giorni, rispetto ai 386 del periodo precedente e, in Corte d’appello, a 689 giorni rispetto agli 815 del periodo precedente. Ecco perché, ha sottolineato è “possibile formulare una prognosi di conseguimento degli obiettivi fissati dal Pnrr, pari, rispettivamente, a 282 giorni per i Tribunali e a 601 giorni per gli Uffici di secondo grado”. Tre, invece, le criticità, segnalate la Prima Presidente. I femminicidi, innanzitutto: su un totale di 330 omicidi le donne risultano vittime in 120 casi (rispetto ai 128 del 2022 e ai 122 del 2021). Un trend confermato anche nelle prime settimane del 2024.

Poi c’è la situazione nelle carceri, dove “permane il sovraffollamento” con 62.707 detenuti (di cui 2.541 donne) rispetto ai 51.179 posti disponibili, anche se cominciano a registrarsi “i primi effetti deflattivi della riforma del 2022”, ha spiegato davanti al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Gravi, infine, i dati dei morti sul lavoro. Secondo l’Inail le denunce sono state, nei primi undici mesi del 2023, 968 (38 in meno rispetto alle 1006 del periodo gennaio-novembre 2022). “In un moderno Stato di diritto non è tollerabile che si continui a morire a causa del lavoro”, ha concluso Cassano.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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