Istat, 11% donne lascia l’occupazione con la maternita’

La nascita dei figli comporta anche una interruzione nell’attivita’ lavorativa delle donne. Lo ha sottolineato Linda Laura Sabbadini, direttore della direzione centrale per gli studi e la valorizzazione tematica nell’area delle statistiche sociali e demografiche dell’Istat in audizione in commissione Lavoro della Camera. Considerando le donne non nubili di 25 anni e piu’ emerge che la quota di donne che hanno interrotto il lavoro in seguito alla nascita dei figli e’ pari all’11% nel caso ne abbia avuto uno solo, al 17% nel caso ne abbia avuti 2 e al 19% nel caso ne abbia avuti 3 o piu’. Lo ha sottolineato Linda Laura Sabbadini, direttore della direzione centrale per gli studi e la valorizzazione tematica nell’area delle statistiche sociali e demografiche dell’Istat in audizione in Commissione Lavoro della Camera. L’analisi per classi di eta’ mette in luce come la decisione di interrompere il lavoro riguardi sia le giovani sia le piu’ anziane, con percentuali in alcuni casi piu’ alte per le giovani. Cio’ significa che le difficolta’ di conciliazione dei tempi di vita non diminuiscono particolarmente nel tempo. D’altro canto la disparita’ di genere riguarda anche la condivisione dei carichi familiari. Persiste, infatti, la tradizionale asimmetria nella ripartizione del lavoro familiare, sebbene in diminuzione. La percentuale del carico di lavoro familiare svolto dalla donna (25-44 anni) sul totale del carico di lavoro familiare della coppia, in cui entrambi i componenti sono occupati, diminuisce dal 71,9% del 2008-2009 al 67% nel 2013-2014 (ultimo dato disponibile). Peraltro, le donne presentano anche una maggiore quota di sovraccarico tra impegni lavorativi e familiari: piu’ della meta’ delle donne occupate (54,1%) svolge oltre 60 ore settimanali di lavoro retribuito e/o familiare (46,6% gli uomini). I nonni e in particolare le nonne sono il pilastro del supporto alle lavoratrici madri con figli fino a 10 anni. Nei casi in cui entrambi i genitori sono occupati, se ne prendono cura nel 60,4% dei casi quando il bimbo piu’ piccolo a fino a 2 anni, nel 61,3% quando ha da 3 a 5 anni e nel 47,1% se piu’ grande. Valori che superano il 65% nel caso del Mezzogiorno.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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