Nel 2018, la stima della spesa media mensile per consumi delle famiglie residenti in Italia e’ pari a 2.571 euro in valori correnti, stabile rispetto all’anno precedente. Lo rileva l’Istat nel report ‘Le spese per i consumi delle famiglie’. La meta’ delle famiglie spende piu’ di 2.153 euro al mese. Pur in attenuazione, restano ampi i divari territoriali. Il differenziale maggiore e’ tra Nord-ovest e Isole (circa 800 euro). Le famiglie che vivono in una abitazione in affitto destinano oltre un quinto della loro spesa complessiva al pagamento del canone.
La spesa e’ ancora lontana dai livelli del 2011 (2.640 euro mensili), cui avevano fatto seguito due anni di forte Contrazione. Considerando la dinamica inflazionistica, in termini reali la spesa diminuisce dello 0,9%, segnando una contrazione per la prima volta dopo la moderata dinamica positiva registrata dal 2014 al 2017. Se si osserva il valore mediano, il 50% delle famiglie ha speso nel 2018 una cifra non superiore a 2.153 euro, invariata rispetto ai 2.154 euro del 2017. I livelli di spesa piu’ elevati si registrano nel Nord-ovest (2.866 euro), nel Nord-est (2.783) e nel Centro (2.723 euro); piu’ bassi nel Sud (2.087 euro) e nelle Isole (2.068 euro). La composizione della spesa resta sostanzialmente immutata rispetto al 2017: e’ ancora l’abitazione ad assorbire la quota piu’ rilevante (35,1% della spesa totale), seguita dalla spesa per prodotti Alimentari e bevande analcoliche (18,0%) e da quella per Trasporti (11,4%). Le famiglie hanno speso per prodotti Alimentari e bevande analcoliche 462 euro mensili, senza differenze significative rispetto ai 457 euro del 2017. Piu’ nel dettaglio, aumenti di spesa si registrano per le carni (98 euro mensili, +4%), i pesci e i prodotti ittici (41 euro mensili, +3,4%) e per caffe’, te’ e cacao (15 euro, +5%). Le carni costituiscono anche la voce di spesa alimentare piu’ importante in termini di composizione del carrello, rappresentando il 3,8% della spesa totale; il pesce pesa meno della meta’ delle carni (1,6% della spesa complessiva) e caffe’, te’ e cacao appena lo 0,6%. Solo la spesa per zucchero, confetture, miele, cioccolato e dolciumi (che rappresenta appena lo 0,7% della spesa totale) diminuisce significativamente (19 euro mensili, -2,6% sul 2017). La spesa per beni e servizi non alimentari e’ di 2.110 euro mensili, anche questa stabile rispetto al 2017 (2.107 euro). Per Abitazione, acqua, elettricita’ e altri combustibili, manutenzione ordinaria e straordinaria la spesa resta invariata rispetto all’anno precedente e pari a 903 euro (il 35,1% del totale), di cui 589 euro di affitti figurativi. Tra le spese non alimentari, la quota piu’ rilevante dopo l’abitazione e’ destinata ai Trasporti (11,4%, 292 euro); seguono, nell’ordine: Altri beni e servizi (cura della persona, effetti personali, servizi di assistenza sociale, assicurazioni e servizi finanziari; 7,2%); Servizi ricettivi e di ristorazione e Beni e servizi ricreativi, spettacoli e cultura (entrambe le voci pari a circa il 5,0% del totale, approssimativamente 130 euro mensili ciascuna); Servizi sanitari e salute (4,7%, 121 euro mensili); Abbigliamento e calzature (4,6%, 119 euro mensili); Mobili, articoli e servizi per la casa (4,2%, 108 euro). Solo la spesa per Comunicazioni (pari al 2,4% della spesa totale, 62 euro mensili) si contrae in misura significativa rispetto al 2017 (-2,5%), contrariamente a quanto accaduto lo scorso anno (+2,5%).
Nel Nord-ovest si spendono mediamente, in termini assoluti, circa 800 euro in piu’ che nelle Isole, e cioe’ il 38,6% in piu’ in termini relativi, ma il divario scende sotto il 40% per la prima volta dal 2009 (nel 2017 era al 45%). A pesare di piu’ sulle spese delle famiglie nel Sud e nelle Isole, dove le disponibilita’ economiche sono generalmente minori, le voci destinate al soddisfacimento dei bisogni primari, quali ad esempio quelle per i beni alimentari: rispetto alla media nazionale (18,0%), la quota per la spesa alimentare e’ il 22,9% nel Sud e il 21,3% nelle Isole, mentre nel Nord-est si ferma al 16,0%. Le regioni con la spesa media mensile piu’ elevata sono Lombardia (3.020 euro), Valle d’Aosta (3.018 euro) e Trentino-Alto Adige (2.945 euro); in particolare, nel Trentino-Alto Adige si registrano, rispetto al resto del Paese, le quote piu’ elevate di spesa per Servizi ricettivi e di ristorazione (6,2% contro il 5,1% di media nazionale) e per Beni e servizi ricreativi, spettacoli e cultura (6,1% contro il 5,0%). La Calabria si conferma la regione con la spesa piu’ contenuta, pari a 1.902 euro (1.118 euro meno della Lombardia), seguita dalla Sicilia (2.036 euro mensili). In Calabria la quota di spesa destinata a prodotti alimentari e bevande analcoliche raggiunge il 23,4%, l’incidenza piu’ alta dopo quella registrata in Campania (23,8%). I livelli e la composizione della spesa variano a seconda della tipologia del comune di residenza. Anche nel 2018, nei comuni centro delle aree metropolitane le famiglie spendono di piu’: 2.866 euro mensili, +228 euro rispetto alle famiglie residenti nei comuni periferici delle aree metropolitane e in quelli con almeno 50mila abitanti e +417 euro rispetto alle famiglie residenti nei comuni fino a 50mila abitanti che non appartengono alla cerchia periferica delle aree metropolitane. Nei comuni centro di area metropolitana si registra la piu’ bassa quota destinata ad Alimentari e bevande analcoliche (15,0%, contro 19,1% dei comuni periferia delle aree metropolitane e fino a 50mila abitanti); lo stesso vale per le quote di spesa destinate ad Abbigliamento e calzature (rispettivamente, 4,0% e 4,8%) e Trasporti (8,7% contro 12,4%). Al contrario, nei comuni centro di area metropolitana le quote piu’ elevate di spesa si registrano per Abitazione, acqua, elettricita’, gas e altri combustibili (41,2%, molto sopra il dato medio nazionale, contro 33,0% dei comuni periferici delle aree metropolitane e fino a 50mila abitanti) e per Servizi ricettivi e di ristorazione (rispettivamente, 5,6% e 4,8%). Le quote di spesa destinate alle altre tipologie di beni e servizi non registrano, invece, particolari differenze al variare del tipo di comune di residenza.
La spesa per visite mediche e accertamenti periodici, in larga misura incomprimibile, e’ quella sulla quale le famiglie hanno agito meno per provare a limitare l’esborso. Tra quante un anno prima dell’intervista sostenevano gia’ questa spesa, soltanto il 16,1% dichiara infatti di aver speso meno, peraltro con forti differenziazioni territoriali: il 10,1% nel Nord, il 17,9% nel Centro e il 24,1% nel Mezzogiorno. Per contro, il 6,1% delle famiglie dichiara di aver aumentato la spesa sanitaria. Inoltre, tra le famiglie che un anno prima non sostenevano spese per sanita’, si stima una piccola quota (meno di una su cinque) che dichiara di aver iniziato nel corso del 2018 a spendere per visite mediche e accertamenti periodici di prevenzione. Tra le famiglie che gia’ sostenevano spese per carburanti, il 71,8% non ha mutato il proprio comportamento di spesa (77,2% nel Nord, 64,0% nel Mezzogiorno); il 25,1% ha, invece, provato a limitare questa voce. La voce di spesa che le famiglie cercano maggiormente di contenere e’, nel 2018, quella per abbigliamento e calzature. Quasi la meta’ (48,9%) di quante acquistavano gia’ questi beni un anno prima dell’intervista ha infatti modificato le proprie abitudini, provando a limitare la spesa, anche in questo caso con forti differenziazioni territoriali: si prova a risparmiare di piu’ nel Mezzogiorno (62,7%) rispetto al Centro (47,6%) e soprattutto al Nord (40,3%). Il 39,3% delle famiglie che gia’ sostenevano spese per viaggi e vacanze ha provato a ridurle, con un massimo del 53,9% nel Mezzogiorno. Tale spesa e’ comunque, tra le voci considerate, quella con la minore percentuale di famiglie che la sostenevano gia’ un anno prima (poco piu’ di una famiglia su due). Rispetto a un anno prima dell’intervista, due terzi delle famiglie non hanno modificato le proprie abitudini in fatto di spesa alimentare (il 72,2% nel Nord, il 56,8% nel Mezzogiorno).