Misure covid, secondo la Cgia favorite banche e imprese che gia’ avevano prestiti

“E’ verosimile ritenere che le risorse messe a disposizione dal Cura Italia, dal decreto Liquidita’ e dal programma Garanzia Italia abbiano avvantaggiato soprattutto le banche e le imprese che comunque avevano gia’ ottenuto un prestito prima dell’avvento del Covid”. A questa ipotesi e’ giunto l’Ufficio studi della Cgia, dopo aver analizzato i dati degli impieghi erogati dagli istituti di credito alle aziende tra la fine di marzo – periodo in cui sono entrate in vigore le misure – e lo scorso 30 settembre. La Cgia riconosce che tutto il sistema economico ha tratto beneficio dall’applicazione di questi 3 provvedimenti, ma fa notare che le risorse stanziate alle imprese colpite dal Covid sono state, fino a d’ora, ancora insufficienti. In questi primi 6 mesi – spiega la Cgia – a fronte di un volume di 94,7 miliardi di euro di prestiti garantiti erogati dalla Sace alle grandi aziende e dal Fondo di garanzia alle Pmi, lo stock complessivo dei prestiti bancari alle imprese e’ aumentato, invece, di soli 32,5 miliardi di euro.

Da alcuni mesi, la Cgia continua a denunciare che nonostante le misure anti-Covid messe a punto dal Governo Conte, la difficolta’ di accedere al credito bancario da parte delle piccolissime aziende rischia di peggiorare dal 2021. “Dal prossimo primo gennaio – sottolinea il segretario della Cgia Renato Mason – gli istituti di credito applicheranno le nuove regole europee sulla definizione di default. Queste novita’ stabiliscono criteri e modalita’ piu’ restrittive rispetto a quelli finora adottati. Altresi’, e’ previsto che le banche definiscano inadempiente colui che presenta un arretrato consecutivo da oltre 90 giorni, il cui importo risulti superiore sia ai 100 euro sia all’1 per cento del totale delle esposizioni verso il gruppo bancario. Se dovesse superare entrambe le soglie, scattera’ la segnalazione presso la Centrale Rischi della Banca d’Italia che, automaticamente, bollinera’ l’imprenditore come cattivo pagatore, impedendogli cosi’ di poter disporre per un determinato periodo di tempo dell’aiuto di qualsiasi istituto di credito. Una situazione che rischia di interessare tantissime partite Iva che tradizionalmente sono a corto di liquidita’ e con grosse difficolta’, soprattutto in questo momento, a rispettare i piani di rientro dei propri debiti bancari”. Questa nuova definizione di default – sostiene la Cgia – sicuramente spingera’ le banche a tenere un comportamento molto “prudente” nei confronti dei clienti.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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