Olio, confermate le stime Ismea: produzione olio 2021 a 315.000 tonnellate

Ismea e Unaprol confermano le stime sulla produzione di olio italiano per la campagna 2021-2022. Con le operazioni di raccolta e molitura ben avviate in gran parte d’Italia, viene così confermato il dato previsionale di 315mila tonnellate di olio di oliva per la campagna 2021-22, in crescita del 15% su un 2020 particolarmente scarso. Una crescita, tra l’altro, molto inferiore alle aspettative e alle potenzialità. Le ultime ricognizioni sulla campagna olivicola in corso sono quindi in linea con le prime stime diffuse a settembre. In generale, nonostante fosse attesa una stagione di “carica” e una buonissima annata, a conti fatti la crescita è risultata nettamente inferiore alle aspettative. Molti sono stati i fattori climatici che hanno contribuito alla perdita di produzione (le gelate primaverili, la siccità estiva e la frequente alternanza di caldo freddo) che non hanno favorito l’ottimale sviluppo vegetativo degli oliveti. In tema di consumi, la riapertura completa dell’Horeca già da alcuni mesi aveva cominciato a far ben sperare il mondo produttivo che continua a confidare in una ripartenza della domanda soprattutto per i prodotti di qualità. Restano, comunque, i timori legati anche alle nuove chiusure, sebbene parziali, a cui si sta assistendo. Questo vale anche per la domanda estera a cui sono legate le esportazioni che, peraltro, stanno scontando tutte le problematiche legate alla logistica e al lievitare dei prezzi dei container e alla difficoltà di consegnare i prodotti soprattutto in alcuni porti statunitensi. A questo si aggiunge anche l’aumento dei costi legati all’energia, alle difficolta nel reperimento del vetro e ad altri fattori produttivi.

Le alte temperature estive e l’assenza prolungata di precipitazioni hanno ulteriormente aggravato la situazione in tutti gli areali italiani, soprattutto in quelli non provvisti di impianti irrigui. La situazione per aree geografiche è molto eterogenea: quello che emerge è un incremento produttivo al Sud. E’ questo incremento che porta il segno positivo sull’intera produzione nazionale. A trainare la ripresa è sicuramente la Puglia, con un +38% sullo scorso anno, che fu uno dei peggiori. Un dato che non soddisfa comunque i produttori. Sulla produzione pugliese pesa la situazione delle aree colpite da Xylella, nonostante l’entrata in produzione di alcuni nuovi impianti. In Calabria si stima un aumento del 9%. Si prospetta una buona annata anche in Sicilia dove la maggior produzione è da imputare alla normale alternanza e al clima favorevole durante l’allegagione. Le attese sono state un po’ ridimensionate dalla siccità accompagnata al persistere di alte temperature. Anche in Abruzzo le piogge autunnali hanno ridato vigore alle olive che si stimano in quantità superiore allo scorso anno così come in Basilicata e Molise. Rispetto al resto del Sud, la Campania ha una produzione stimata inferiore all’anno passato. Male il Centro dove per Toscana, Umbria e Marche, si attendono riduzioni importanti. Il Lazio sembra essere la regione di quest’area che ha resistito meglio, mentre al Nord l’annata è da considerarsi pessima sotto il profilo quantitativo. In Liguria si stima, infatti, un calo del 30% ma in altre regioni la produzione sembra più che dimezzata rispetto allo scorso anno. Guardando i risultati degli ultimi 10 anni, spiega il report di Ismea, si osserva un’estrema variabilità produttiva da un anno all’altro e una graduale riduzione della produttività anche negli anni considerati di carica: dalle 506 mila tonnellate del 2012, livello più alto del decennio, alle due pessime annate del 2014 e 2018 (con una produzione rispettivamente di 222 mila e 175 mila tonnellate), passando per recuperi produttivi deludenti anche negli anni di carica. L’indice Ismea relativo al clima di fiducia dell’industria olearia continua ad essere positivo e sostanzialmente in linea con quello dell’agroalimentare nel complesso. Le buone aspettative si basano sul fatto che le disponibilità saranno ancora abbondanti grazie alla buona combinazione delle scorte e della nuova produzione.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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