La Commissione europea, nelle sue previsioni di primavera, rivede al rialzo le stime per il Pil europeo che nel 2024 crescerà dell’1,0% nell’Ue e dello 0,8% nella zona euro, contro lo 0,9 e 0,8 delle scorse stime. Nel 2025, si prevede che il Pil accelererà all’1,6% nell’Ue e all’1,4% nell’Eurozona, stime più basse rispetto all’1,7 e l’1,5 previsti a febbraio. Dopo la diffusa stagnazione economica nel 2023, la crescita migliore del previsto all’inizio del 2024 e la continua riduzione dell’inflazione hanno creato le premesse per una graduale espansione dell’attività nell’orizzonte di previsione, scrive l’Esecutivo comunitario.
L’Italia per quest’anno vede una crescita dello 0,9%, rispetto allo 0,7 stimato a febbraio. Rivisto in salita anche il dato del 2023, dallo 0,6 allo 0,9, mentre per il 2025 si registra una leggera limatura dall’1,2 all’1,1. L’Italia fa meglio della Germania (-0,3 nel 2023, 0,1 nel 2024 e 1,0 nel 2025) e meglio della Francia solo per quest’anno e lo scorso (Parigi registra uno 0,7 per entrambi gli anni). Ma fa peggio di Spagna, Grecia e Portogallo, gli altri (ex) Pigs d’Europa.
Positivo il dato sull’inflazione dell’Italia, che cala all’1,6% per quest’anno e all’1,9 per il prossimo, ben al di sotto della media dell’Eurozona (2,5 e 2,1) e tra le più basse di tutta l’Ue. Molto male i dati su debito e deficit. Il rapporto debito/Pil, sceso di 3,2 punti percentuali al 137,3% nel 2023, è dato al 138,6 per quest’anno, per salire ancora al 141,7 nel 2025. Una cifra seconda solo alla Grecia: nel 2025 Atene dovrebbe segnare un 149,3%, un dato che accorcia la distanza con quello di Roma. Nel 2023 il disavanzo pubblico italiano è sceso al 7,4% del Pil dall’8,6% del 2022. Per quest’anno dovrebbe ancora scendere, al 4,4% per poi risalire al 4,7 nel 2025. Nell’anno corrente saranno ancora undici i paesi con un deficit sopra la soglia del 3% che fa scattare – considerando le attenuanti – le procedure di infrazione, nel 2025 scenderanno a nove.