L’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil italiano. “Per lo scorso anno, la minore crescita del prodotto interno lordo (per tre decimi di punto) riflette in massima parte il peggioramento dei dati storici sul 2023 nei nuovi dati trimestrali di contabilità nazionale, in virtù dei quali si è ridotto il trascinamento statistico al 2024”, sottolinea l’Upb.
E “nel biennio 2025-26 la minore espansione del prodotto (in media pari a due decimi di punto percentuale) risente principalmente delle maggiori quotazioni del gas naturale e della dinamica meno favorevole del commercio internazionale, solo in parte compensata dal deprezzamento del tasso di cambio”.
Nel dettaglio “relativamente al PIL nominale, la revisione è risultata di tre decimi di punto sul tasso di crescita per l’anno in corso e di due decimi per quello del 2026″, per cui la crescita si sarebbe attestata per il 2024 allo 0,7 per cento e poi si rafforzerebbe in misura modesta nel 2025 e nel 2026, rispettivamente allo 0,8 e 0,9 per cento”.
Inoltre “gli investimenti rappresentano una delle variabili più incerte dello scenario macroeconomico”, tuttavia, “a medio termine, le criticità potrebbero derivare dall’attuazione dei progetti finanziati dal programma Next Generation EU, considerando l’elevata concentrazione degli interventi nel biennio 2025-26 e il rischio di colli di bottiglia sul lato dell’offerta. Al contempo, non si può escludere che la crescita attesa nel biennio di previsione possa risultare inferiore, qualora parte degli investimenti programmati entro il prossimo anno venga differita”. Quanto all’allentamento monetario da parte della Bce, “l’impatto potrebbe risultare limitato, data l’elevata accumulazione di capitale già raggiunta negli anni precedenti in Italia”, aggiunge l’Upb.