Rapporto Svimez, sulla Zes Unica l’Abruzzo resta indietro

La nascita della Zes Unica rappresenta uno dei tentativi più ambiziosi degli ultimi anni di trasformare la politica industriale italiana in chiave realmente territoriale. L’obiettivo è duplice: accelerare gli investimenti attraverso semplificazioni e autorizzazioni rapide, e indirizzarli verso filiere e tecnologie coerenti con le priorità nazionali ed europee. E’ quanto si legge nel Rapporto Svimez 2025 sull’economia e la società del Mezzogiorno.
I primi dati mostrano una macchina amministrativa che ha iniziato a macinare risultati: i tempi autorizzativi si sono dimezzati (da 98 a 54 giorni) e tra marzo 2024 e novembre 2025 sono state rilasciate 865 autorizzazioni, per oltre 3,7 miliardi di investimenti. Puglia, Campania e Sicilia emergono come i poli più reattivi, mentre restano indietro Sardegna, Abruzzo e Basilicata.
La distribuzione settoriale riflette la struttura produttiva del Sud, con più di un quarto degli interventi nell’agroindustria, seguita dall’automotive. Cresce però anche la presenza di progetti in tecnologie ad alto contenuto innovativo: Elettronica & ICT e Cleantech.
La Legge di Bilancio 2026 ha confermato e irrobustito il credito d’imposta Zes Unica fino al 2028, con uno stanziamento complessivo di oltre 4 miliardi. Una scelta che offre stabilità alle imprese e apre una prospettiva di lungo periodo.
La vera svolta, però, arriverà con l’aggiornamento del Piano strategico nel 2026: la Zes Unica potrà diventare un laboratorio di integrazione tra coesione e politica industriale, incrociando filiere europee strategiche – dalla difesa all’energia, dalle tecnologie critiche agli ecosistemi produttivi emergenti. Ma l’efficacia della misura dipenderà dalla capacità di indirizzare gli incentivi verso filiere coerenti con l’agenda politica industriale europea e con le potenzialità dei territori meridionali.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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