Report Ocse, Italia maglia nera per la spesa per la pubblica istruzione

Pochi fondi pubblici destinati all’istruzione, pochi laureati e un alto numero di Neet. Questo il quadro dell’Italia secondo il report Ocse “Uno sguardo sull’istruzione 2017”. Nonostante il nostro Paese abbia oil primato per laureati in discipline umanistiche (30%) e abbia messo a segno una media tra le piu’ alte per partecipazione alla scuola dell’infanzia (“quasi universale”), nel 2016 non riesce a ottenere piu’ di un penultimo posto per numero di laureati: sono il 18% dei 25-64enni, contro una media Ocse del 36%. Peggio di noi solo il Messico. Risultato negativo anche per numero di Neet: in Italia lo e’ un 15-29enne su 4 (26%). “Incrementare il numero di laureati – afferma la ministra Valeria Fedeli – e’ uno degli obiettivi che ci siamo prefissati e verso il quale ci stiamo gia’ muovendo. Il Governo sta mettendo in campo azioni mirate”: “aumentare il numero di coloro che si laureano, con un’attenzione specifica all’incremento nei settori scientifici, e’ un tema che guarda al futuro del Paese”. NEL 2014 PER ISTRUZIONE SOLO 7,1% SPESA – Contro una media Ocse dell’11,3%. Un calo del 9% rispetto al 2010. Sempre nel 2014, l’Italia ha dedicato il 4% del Pil a tutta l’istruzione (contro il 5,2% della media Ocse), con una riduzione del 7% sul 2010. Anche gli stipendi dei docenti rimangono inferiori alla media Ocse. Il divario della spesa – e’ stato spiegato durante un incontro alla Luiss, promosso da Trellle – e’ piu’ ampio per l’universita’, rispetto a primaria e secondaria. Inoltre, riportando dati del 2014, il rapporto non tiene conto delle innovazioni introdotte dalla Buona scuola. “L’Italia non investe in istruzione, per scelta e non per contrazione della spesa”, sottolinea il segretario della Uil scuola, Pino Turi. “Serve un investimento straordinario nella prossima legge di stabilita’ finalizzato a infrastrutture, diritto allo studio, salari, alla stabilizzazione dei precari e a nuove assunzioni”, aggiunge il segretario Flc-Cgil, Francesco Sinopoli. ITALIA PENULTIMA PER LAUREATI, MANCANO PROSPETTIVE – Male anche il dato sulla prima laurea (35%): il quarto piu’ basso dopo Ungheria, Lussemburgo e Messico. Queste cifre potrebbero essere dovute a “prospettive insufficienti di lavoro e a bassi ritorni finanziari in seguito al conseguimento di un titolo di studio terziario”. Nel 2016 solo il 64% dei laureati tra i 25 e i 34 anni aveva un lavoro, mentre il dato arrivava all’80% tra gli adulti 25-64enni. In Italia le prospettive di lavoro per i laureati sono inferiori rispetto a quelle dei diplomati. PIU’ GIOVANI LAUREATI AL NORD – Il Centro (20%) ha una maggior percentuale di laureati tra i 25-64enni rispetto al Nord (18%) e al Sud e Isole (15%). I dati migliorano tra i 25-34enni e soprattutto al Nord. Trento ha il piu’ alto tasso tra i giovani (30%); buoni risultati anche in Veneto. Sud e isole (21%) restano indietro rispetto al Centro (29%) e al Nord (27%). NEET 1 RAGAZZO SU 4, PEGGIO SOLO TURCHIA – Il 26% non e’ occupato o non e’ iscritto a un percorso di formazione (Neet), contro una media Ocse del 14%. In Campania, Sicilia e Calabria la percentuale raggiunge rispettivamente quota 35%, 38% e 38%. In Sardegna e Puglia il 31%. Le aree con meno Neet sono Bolzano (10%), Veneto, Emilia Romagna e Trento (16%). MA C’E’ BOOM DI LAUREE UMANISTICHE – L’ha ottenuta il 30% dei laureati (dati 2016), il numero piu’ importante nell’area Ocse. Bene anche le discipline scientifiche (24%). Ma molti laureati hanno difficolta’ a trovare un impiego che corrisponde al titolo di studio. “Va rafforzato l’orientamento con piu’ consapevolezza sui bisogni emergenti”, ha osservato Francesco Avvisati, analista Ocse. Attualmente e’ poco legato ai bisogni emergenti dell’economia (il 39% dei neolaureati di primo livello del 2015 e’ in campo umanistico), con conseguenze negative per il tasso di occupazione. “Il futuro di Industria 4.0 chiede sempre piu’ laureati STEM, ossia in Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. Piu’ giovani laureati in queste discipline sono una necessita’ per l’economia del futuro”, avverte il Vice Presidente di Confindustria per il Capitale Umano, Giovanni Brugnoli. 53% ITALIANI AVRANNO DIPLOMA PROFESSIONALE – Al momento della scelta della scuola superiore, il 42% degli studenti preferisce un programma tecnico-professionale. E il sistema di istruzione professionale in Italia prevede che il 53% otterra’ un diploma secondario superiore a indirizzo professionale. Ma la partecipazione degli adulti a percorsi di formazione resta tra le piu’ basse tra i paesi Ocse (1 su 4). PARTECIPAZIONE QUASI UNIVERSALE A MATERNA – Nel 2015 la media italiana e’ tra le piu’ alte. “I tassi d’iscrizione sono del 92% per i bambini di 3 anni, del 94% per quelli di 4 e del 97% per i quelli di 5”. L’84% della spesa per la scuola dell’infanzia proviene dal settore pubblico, il 16% dalle famiglie.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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