L’efficienza energetica è l’intervento più diffuso tra le imprese familiari italiane nell’ambito della sostenibilità ambientale, mentre è minore lo sforzo profuso verso la dimensione della sostenibilità sociale. In forte crescita, l’attenzione verso la parità di genere. Carente, invece, è la percezione di come il mercato del credito si stia orientando sempre di più a integrare i criteri ESG (Environmental, Social and Corporate Governance) nella valutazione del merito creditizio, ovvero nella scelta di quali imprese privilegiare nel concedere linee di credito. Sono alcune delle tendenze rilevate dalla ricerca ‘Imprese e Futuro. Le nuove sfide della sostenibilità socio-ambientale delle imprese familiari’ curata dai professori Fabio Zona dell’Università di Trento e Alfredo De Massis dell’Università di Chieti-Pescara, in collaborazione con Confindustria Trento.
La ricerca ha preso in esame 87 imprese familiari italiane di piccole e medie dimensioni (sotto i 10 milioni di fatturato) che hanno risposto a un questionario, da cui emerge come la maggior parte manifestino l’intenzione a integrare la sostenibilità nei loro modelli di business, anche se meno forte è la fiducia nel riuscire a farlo. Tra gli investimenti ambientali, le Pmi familiari tendono a privilegiare quelli che migliorano l’efficienza economica, puntando principalmente all’efficienza energetica (18%), seguita da gestione dei rifiuti e riduzione del consumo d’acqua. Minore l’attenzione verso la biodiversità e la deforestazione. Nei prossimi cinque anni, le PMI familiari prevedono un aumento generale degli investimenti ambientali: l’efficienza energetica sarà ancora l’area con i maggiori incrementi, con quasi la metà delle imprese intenzionate a rafforzare gli investimenti.