Abbandono scolastico, i dati regione per regione

Con il 13,1% di giovani che abbandonano prematuramente gli studi l’Italia è il quarto stato europeo per incidenza del fenomeno. All’interno del paese poi si registrano delle significative disparità tra un territorio e l’altro. In generale le regioni del meridione risultano più in difficoltà. Allo stesso tempo però è proprio nel mezzogiorno che si sono registrati i progressi più significativi rispetto al 2019. E’ quanto emerge da una analisi dell’Osservatorio povertà educativa realizzata dalla Fondazione Openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. L’Unione europea si era posta come obiettivo quello di ridurre sotto al 10% entro il 2020 la quota di giovani che abbandonano prematuramente gli studi. L’obiettivo continentale, in vista del 2030, è stato poi ulteriormente abbassato di un punto (9%) con una risoluzione del consiglio europeo del febbraio 2021. Questo target però rappresenta una media, ed è stato parametrato per le diverse situazioni nazionali. Per l’Italia l’obiettivo era il 16%. L’Unione europea ha fissato come obiettivo che i giovani europei tra 18 e 24 anni senza diploma superiore (o qualifica professionale) siano meno del 10% del totale. Il fenomeno non è facile da misurare, perché richiederebbe dati in grado di tracciare il percorso scolastico del singolo studente. A livello europeo la scelta è stata utilizzare come indicatore indiretto la percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno solo la licenza media. Tra questi viene incluso anche chi ha conseguito una qualifica professionale regionale di primo livello con durata inferiore ai due anni. In base a questo indicatore in Italia nel 2020 si registrava una percentuale di abbandoni pari al 13,1%. Da questo punto di vista, quindi, il nostro paese ha raggiunto il proprio obiettivo. Tuttavia lo studio evidenzia come il dato italiano sia ancora lontano dai più alti standard europei. Solo Malta (16,7%), Spagna (16%) e Romania (15,6%), nel 2020, registravano una percentuale più alta. Allo stesso tempo però, nel lungo periodo il trend del nostro paese ha mostrato un miglioramento. Si osserva, infatti, come il tasso di abbandono sia passato dal 17,8% del 2011 al 13,1% del 2020 (-4,7 punti percentuali).

Una delle caratteristiche del nostro paese per quando riguarda l’abbandono scolastico è quella di avere ampi divari al proprio interno. Osservando i dati a livello regionale si può notare uno squilibrio tra sud e centro-nord. Ai primi 5 posti della classifica troviamo infatti le 5 maggiori regioni del mezzogiorno. Al primo posto troviamo la Sicilia con un tasso di abbandono pari al 19,4%. Seguono Campania (17,3%) e Calabria (16,6%). Queste regioni, a cui si aggiunge anche la Puglia (15,6%), si trovano al di sopra della media nazionale. Dall’altro lato, invece, Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Emilia Romagna e Marche si trovano al di sotto dell’obiettivo Ue del 10%. Ma il Mezzogiorno è anche l’area della penisola in cui si sono registrati i progressi maggiori rispetto all’anno precedente. In base ai dati di Istat, infatti, nel 2019 sud e isole avevano un tasso di abbandono pari al 18,2%, sceso poi al 16,3% nel 2020. Analizzando le 4 regioni che si trovano sopra la media italiana, possiamo notare che 3 di queste hanno migliorato i loro dati nell’ultimo anno. L’unica eccezione è rappresentata dalla Campania, rimasta stabile al 17,3%. In Sicilia invece il tasso di abbandono si è ridotto di 3 punti percentuali, in Calabria di 2,4 e in Puglia di 2,3 rispetto al 2019. Considerando invece le regioni del centro e del nord nel loro complesso, possiamo osservare che qui il livello di abbandono scolastico è cresciuto rispettivamente di 0,5 e 0,6 punti percentuali rispetto al 2019.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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