“Nel quadro previsivo a legislazione vigente del Psbmt il Pil cresce dell’1,0 per cento quest’anno, dello 0,9 per cento nel prossimo e dell’1,1 per cento nel 2026. La revisione dei conti economici trimestrali pubblicata venerdi’ scorso dall’Istat, non inclusa nel quadro, comporterebbe una correzione meccanica al ribasso di due decimi di punto percentuale della stima per l’anno in corso”. Lo ha detto il capo dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia, Sergio Nicoletti Altimari, nel corso dell’audizione, davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, nell’ambito dell’attivita’ conoscitiva preliminare all’esame del Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029.
“Un approccio prudente nella gestione della finanza pubblica si deve coniugare con una forte azione riformatrice e di investimento, in modo da innalzare il potenziale di crescita” ha aggiunto Nicoletti Altimari, nel corso dell’audizione. “Su questo fronte – ha proseguito -, il documento indica ambiti rilevanti per le prospettive future dell’economia italiana. Molto dipendera’ da come le misure di riforma saranno effettivamente disegnate. Sarebbe auspicabile che il Piano fornisse un maggiore livello di dettaglio sui tempi e le modalita’ di attuazione. Rispetto agli andamenti tendenziali dei conti, il governo programma misure espansive – accrescendo il disavanzo di circa 0,4 punti percentuali del Pil nel 2025, 0,7 nel 2026 e di 1,1 nel 2027 – rispettando al contempo il tasso medio di crescita della spesa netta indicato nella traiettoria di riferimento proposta dalla Commissione a giugno (spettera’ alle prossime manovre di bilancio specificare interventi coerenti con questi obiettivi)”.
Rendendo strutturali gli sgravi contributivi sul lavoro si perderebbe l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni, ha detto Sergio Nicoletti Altimari. “Riguardo alle misure espansive delineate” nel Psb, “se una valutazione compiuta richiede maggiori dettagli, assume rilevanza l’intenzione di rendere strutturali gli sgravi contributivi sul lavoro. Come già sottolineato in sede di Audizione sul Def verrebbe meno a livello aggregato l’equilibrio tra entrate contributive e uscite per prestazioni che, nel medio periodo, caratterizza il nostro sistema previdenziale e ne rappresenta un punto di forza”, ha spiegato.