Confcommercio, 70 mila negozi in meno

Confcommercio lancia un allarme sulla tenuta del sistema distributivo italiano,  presentando i dati sull’evoluzione delle imprese del commercio e del turismo nelle città italiane dal 2008 ad oggi dai quali si rileva che negli ultimi 10 anni il numero complessivo delle attività commerciali al dettaglio è sceso del 12%, facendo di fatto sparire oltre 70 mila negozi.

Un calo medio che nasconde varie tendenze, come la forte diminuzione degli ambulanti (-14%) e l’aumento di alberghi, bar e ristoranti (+16,5%). Dal rapporto realizzato dall’Ufficio Studi di Confcommercio prendendo in considerazione 120 Comuni italiani e presentato a Roma nella sede confederale inoltre emerge anche che sono i centri storici a soffrire di più (-14,3% contro l’11,3%), in particolare al Centro Sud (-15,3%). E questo nonostante dal 2015 con il leggero miglioramento dell’economia dopo la lunga crisi si cominci a vedere una piccola ripresa, che rispecchia d’altra parte il cambiamento delle scelte di consumo: aumentano infatti farmacie e negozi di pc e telefonia, e diminuiscono i negozi tradizionali. Confcommercio nella ricerca mette anche in luce un aspetto solitamente dimenticato: la desertificazione commerciale genera disagio sociale e la riduzione della partecipazione al voto tra il 2014 e il 2019 che deriva dalla riduzione dei livelli di servizio commerciale è pari al 4%, ovvero due milioni di aventi diritto nel 2019.Il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli si preoccupa: “Città con sempre meno negozi sono ormai una patologia, soprattutto per la concorrenza del commercio elettronico e il perdurare della crisi dei consumi”. E propone una ricetta di rilancio: “C’è bisogno di un piano nazionale per la rigenerazione urbana per migliorare la qualità della vita dei residenti e rendere i centri storici più attrattivi per i turisti. Bene, dunque, il ‘bonus facciate’ che va in questa direzione. Ma occorre anche un maggiore sostegno all’innovazione delle piccole superfici di vendita e, soprattutto, una riforma fiscale complessiva per abbassare le tasse e sostenere la domanda interna che vale l’80% del Pil: “Città belle e che funzionano sono un grande valore sociale ed economico per i nostri territori. Un ‘motore’ di occupazione e crescita che non può girare al minimo”. 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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