Credito, crollano i prestiti alle partite Iva e in Abruzzo calano del 4.63 per cento

Continuano a diminuire i prestiti bancari alle piccole e micro imprese. Tra il 2021 e il 2022 gli impieghi vivi alle aziende con meno di 20 addetti sono scesi di 5,3 miliardi di euro (-4,3 per cento). Lo stock complessivo dei prestiti erogati a questo segmento di aziende e’ passato da 124 a 118,7 miliardi di euro. Stiamo parlando dei prestiti concessi dagli istituti di credito alle imprese di piccolissima dimensione. Una platea di micro imprenditori costituita in massima parte da esercenti, piccoli commercianti, artigiani e lavoratori autonomi. L’elaborazione e’ stata realizzata dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre. Anche le banche stanno pagando il conto. E’ un problema non di poco conto. Queste micro realta’ – continua la Cgia di Mestre – tradizionalmente sottocapitalizzate e a corto di liquidita’, da tempo non sono piu’ appetibili commercialmente dal sistema bancario. Pertanto, la stretta creditizia venutasi a creare – associata all’esplosione del commercio on line, alla storica concorrenza praticata dalla grande distribuzione, al peso delle tasse e dei costi fissi – ha contribuito a diminuire in misura significativamente preoccupante il numero delle botteghe e dei negozi di prossimita’ presenti nel Paese.

A livello regionale in Abruzzo l’ammontare dei prestiti è di 2.212,5 milioni di euro con un calo di 107,3 milioni rispetto al 2021 che in percentuale rappresenta un -4,63%. A livello provinciale  Chieti fa segnare un -5.54%, Pescara un -4,90 per cento, L’Aquila un calo del 4,24 per cento e Teramo una riduzione del 3,76 per cento.

La Romagna – aggiunge la Cgia di Mestre – e’ l’area piu’ penalizzata dalla stretta. Sempre tra il 2021 e il 2022, le Regioni che hanno subito le contrazioni piu’ importanti sono state il Veneto con il -6,24 per cento (pari a -821,2 milioni di euro), l’Umbria con il -6,49 per cento (-137,1 milioni), il Friuli Venezia Giulia con il -6,54 per cento (-177,8 milioni) e, in particolar modo, la Liguria con il -7,12 per cento (-214,4 milioni di euro). A livello provinciale, invece, la chiusura dei rubinetti del credito ha “colpito”, soprattutto Savona con il -7,92 per cento (-61,7 milioni di euro), Venezia con il -7,93 per cento (-173,8 milioni) e Sondrio con il -8,32 per cento (-59,8 milioni). Le realta’ piu’ colpite sono state due province della Romagna: Forli’-Cesena che ha visto diminuire il flusso dei prestiti del 9,38 per cento (-135,5 milioni) e Ravenna con il -10,36 per cento (-135,2 milioni). Delle 107 Province italiane monitorate dall’elaborazione dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, solo cinque presentano un risultato anticipato dal segno piu’: Biella (+0,10 per cento), Caltanissetta (+0,14), Sassari (+1,49), Sud Sardegna (+1,61) e Nuoro (+3,98). Il calo dei prestiti bancari alle piccolissime imprese e’ comunque un fenomeno che e’ iniziato un decennio fa e si e’ interrotto solo nel biennio 2020-2021. Questa breve inversione di tendenza e’ avvenuta grazie al governo Conte bis che, all’indomani dello scoppio della pandemia, istitui’ un Fondo di garanzia pubblico per promuovere la liquidita’ alle Pmi colpite dall’emergenza Covid. I dati sono i seguenti: se al 31 dicembre 2011 gli impieghi vivi alle imprese con meno di 20 addetti ammontavano a 171 miliardi (pari al 18,8 per cento del totale erogato alle imprese italiane), successivamente abbiamo assistito a una caduta verticale che si e’ fermata agli inizi del 2020 (116,3 miliardi di erogato pari al 18,1 per cento del totale).

Nel biennio richiamato piu’ sopra, lo stock ha invertito segno e ha raggiunto i 124 miliardi alla fine del 2021 (pari al 17,4 per cento del totale). Nell’ultimo anno, una volta esauritosi l’effetto “spinta” ascrivibile all’istituzione del fondo di garanzia pubblico, i prestiti sono tornati a scendere, toccando, al 31 dicembre 2022, la quota di 118,7 miliardi (pari al 16,9 per cento del totale erogato alle imprese). Va altresi’ segnato che se analizziamo l’andamento dei prestiti sempre alle piccolissime imprese su base trimestrale (rispetto allo stesso periodo dell’anno prima), pur tenendo conto dei prestiti cartolarizzati e le cessioni diverse dalle cartolarizzazioni, le riclassificazioni, le rettifiche di valore intervenute nel periodo e le variazioni di cambio. In altre parole, negli ultimi dieci anni solo sette trimestri su 40 monitorati hanno presentato una variazione positiva.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

Controllate anche

Bilanci di previsione, i Comuni sono diventati più virtuosi

I Comuni sono diventati più virtuosi nella presentazione dei bilanci di previsione e quest’anno l’84% …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *