D’Alfonso non si candida alle Politiche, ‘ a meno che non mi chiamasse il Governo’

“Se devo rimanere nella vicenda politica, io chiedo, e questo e’ quello che a me piacerebbe, di potermi ricandidare alle primarie per fare il presidente della Regione perche’ vorrei insediare una tradizione amministrativa di governo della Regione avendo 10 anni di tempo. Sosterro’ i miei compagni di coalizione e lavorero’ per la coalizione affinche’ dall’Abruzzo possa andare a Roma non solo un parlamentare, o tre o cinque o sette parlamentari, ma anche un uomo di governo nella compagine governativa”. Cosi’ il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, rispondendo a una domanda sulle sue intenzioni relative alle elezioni, nell’ambito di Rete 8 Economy che andra’ in onda questa sera alle 21:00. Tre le opzioni elencate da D’Alfonso: “Opzione A, avvocato specializzato in diritto penale; opzione B candidato alle primarie di coalizione per rifare il presidente. L’opzione C – ha detto – non c’e’ per quanto mi riguarda, a meno che non mi chiamasse il Governo della Repubblica a fare un’esperienza di Governo”. Precedentemente aveva sottolineato, nell’intervista a tutto campo con i giornalisti di Ansa, il Centro e Il Messaggero e Renzo Labarile della testata Rete 8 Economy: “Se potessi scegliere mi dedicherei a tutt’altro. Mi metterei a fare l’avvocato, perche’ mi e’ venuta questa grande passione per il diritto penale, e vorrei difendere gratuitamente tutti quelli che inciampano in questo 51% di prepotenze che a volte si scaraventano contro la vita di molti individui, cittadini e persone. Pero’ come dice mio padre non sono solo piu’ di me stesso, sono anche parte di un patrimonio collettivo che mi puo’ chiedere o di continuare a fare quello che faccio o di candidarmi”. 

“Non vedo l’ora che ci siano momenti di accertamento della verita’, da quelli riguardanti Pescara, o come si dice Pescaraporto, a quelli riguardanti le vicende aquilane o a quella riguardante quella specie di meteora concernente lo Zooprofilattico. Cosi’ come devo confermare anche in questa sede che sono interessatissimo all’ accertamento delle responsabilita’ in sede civilistica di chi oltraggia la storia di fatiche e di credibilita’ personale che in questo caso riguarda me. Io ho dichiarato un paio di anni fa che chiunque avesse valicato il limite lo avrei portato davanti a un giudice terzo”. Cosi’ il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, intervenendo alla trasmissione Rete8Economy in onda alle 21:00 su Rete8. “Ho fatto quattro iniziative per accertare la responsabilita’ civilistica davanti a quattro persone che hanno sostenuto con modalita’ diverse che io ho leso il diritto penale. Una vicenda riguardante Maltauro e la City, e’ stato detto che io ho tolto una delega a un assessore per poter fare favori; l’ho chiesto rispetto alla vicenda del palazzo della Asl e si e’ detto che ho gravi responsabilita’; terzo che avrei chiesto di cacciare al sindaco Alessandrini un assessore perche’ avrebbe detto di no a Pescara Porto, l’assessore sta li’. Non ho fatto nessuna pressione. Ma uno non puo’ permettersi di affermare questo pensando che sia innocenza della democrazia. Le opinioni si limitano alla criticabilita’ dal punto di vista dell’opera politica. Mi puoi dire che spendo troppo, che sono dittatore, che non so fare, che non ho cultura, che ho sbagliato approccio sulla neve, sul fuoco, che assumo troppi Fedayn, ma non mi puoi dire che io addirittura ho usato la violenza psicologica sul sindaco per determinare la cacciata di un assessore che ha detto di no rispetto a una forzatura urbanistica, cosi’ e’ descritta”. Quarta azione, ha riferito D’Alfonso, nei confronti di “un cittadino di Atessa che dice che un pubblico ministero poiche’ e’ venuto a un comizio fatto da me, sarebbe stato questo pubblico ministero a farmi assolvere”. E alla domanda del perche’ di questa controffensiva giudiziaria in questo momento D’Alfonso ha risposto: “Dentro la mia vita personale ha cominciato ad avere un grande ruolo anche la condizione di agibilita’ dei miei figli. Ho un ragazzo di 20 anni che oggi segue tutto, sa tutto. Ho il piccolo, Francesco Cetteo, che sa i cognomi di coloro i quali hanno artefatto i documenti contro di me. Conosce tutta la vicenda di chi viziosamente mi ha fatto perdere sei anni, sono duemila giorni. Mio figlio conosce nomi, cognomi, vizi e condotte individuali di quelli che, quelli si’ associatamente hanno fatto in modo che perdessi duemila giorni della mia vita, perdessi un mandato intero a Pescara; avrei reso quella citta’ altro che Barcellona, Malmoe, sarebbe diventata, se avessi potuto governare senza essere infastidito da una diecina di imbroglioni – ha detto D’Alfonso alle telecamere di Rete8Economy – perche’ sono imbroglioni quelli che hanno messo insieme quelle carte in quei termini li'”. “E allora ho l’obbligo nei confronti dei miei figli – ha concluso – di fare in modo che quello che ho patito io come aggressivita’, loro non lo devono proprio patire e ho preso l’ impegno con loro che chi ci riprovava si sarebbe ritrovato davanti a un giudice terzo”. 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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