Dazi negli Stati Uniti, export a rischio anche per l’Abruzzo

In Italia l’introduzione dei dazi negli Stati Uniti potrebbe penalizzare, in particolare, le esportazioni del Mezzogiorno. Lo rileva la Cgia di Mestre spiegando che a differenza del resto del Paese, infatti, la quasi totalità delle regioni del Sud presenta una bassa diversificazione dei prodotti venduti nei mercati esteri.

Pertanto, se dopo l’acciaio, l’alluminio gli Usa – e, a catena, altri Paesi del mondo – decidessero di innalzare le barriere commerciali anche ad altri beni, gli effetti negativi per il nostro sistema produttivo potrebbero abbattersi maggiormente nei territori dove la dimensione economica dell’export è fortemente condizionata da pochi settori merceologici.

La regione che a livello nazionale presenta l’indice di diversificazione peggiore è la Sardegna (95,6%), dove domina l’export dei prodotti derivanti della raffinazione del petrolio. Seguono il Molise (86,9%) – caratterizzato da un peso particolarmente elevato della vendita dei prodotti chimici/materie plastiche e gomma, autoveicoli e prodotti da forno – e la Sicilia (85%), che presenta una forte vocazione nella raffinazione dei prodotti petroliferi.

Per l’Abruzzo le maggiori esportazioni giungono da autoveicoli e medicinali che da soli sommano il 34,68% dell’export della nostra regione. Nel 2024 si è inoltre registrato un calo delle esportazioni del 5,6% con una riduzione di 561,7 milioni di euro. A livello provinciale è Chieti a far segnare il calo peggiore con 505,8 milioni di euro e un pesante -8,7%. Pescara invece è in controtendenza perché l’export cresce di 78,7 milioni con +12,6%. Stesso discorso anche per L’Aquila, con +105,7 milioni e +6,7%. A Teramo c’è il segno meno per 240,3 milioni -12%

Tra le realtà territoriali del Mezzogiorno, solo la Puglia presenta un livello di diversificazione elevato (49,8%). Un dato che la colloca al terzo posto a livello nazionale tra le regioni potenzialmente meno a rischio da un’eventuale estensione dei dazi ad altri prodotti merceologici. Ad eccezione della Puglia, le aree geografiche teoricamente meno in pericolo sono tutte del Nord. La Lombardia (con un indice del 43%) è ipoteticamente la meno a rischio. Seguono il Veneto (46,8), la Puglia (49,8), il Trentino Alto Adige (51,1), l’Emilia Romagna (53,9) e il Piemonte (54,8).

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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