Il Pil dello scorso anno e’ salito del 6,6%

L’economia italiana e’ tornata a correre a passo spedito, contribuendo anche a far scendere il livello di debito pubblico e deficit. Ma parallelamente alla maggiore crescita, si infiamma sempre di piu’ l’inflazione, trainata in modo particolare dai prezzi dei prodotti energetici. E i listini della benzina arrivano addirittura a sfiorare gli 1,870 euro al litro.

La fotografia scattata oggi all’andamento della congiuntura italiana mostra intanto toni contrastanti. A fronte infatti delle buone notizie sulla “crescita eccezionale” del prodotto interno lordo nel complesso dello scorso anno, i benefici del rialzo del Pil rischiano di venir intaccati dall’ottavo rialzo consecutivo del carovita, che a febbraio e’ tornato ai livelli di 27 anni fa. Il Pil dello scorso anno e’ salito del 6,6% in volume, di piu’ quindi rispetto al 6,5% anticipato nelle stime preliminari di fine gennaio. Il prodotto a prezzi di mercato e’ stato pari a 1.781.221 milioni di euro correnti, con un aumento del 7,5% rispetto all’anno precedente. A trascinare la crescita e’ stata soprattutto la domanda interna, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte hanno fornito contributi molto limitati. Dal lato della domanda interna nel 2021 si registra, in termini di volume, un incremento del 17% degli investimenti fissi lordi e del 4,1% dei consumi finali nazionali. La spesa per consumi finali delle famiglie e’ cresciuta in volume del 5,2% dopo esser affondata del 10,5% nel 2020. Grazie al buon intonamento dell’economia sono diminuiti sia debito che deficit, scesi rispettivamente al 150,4% (dal 155,3% del 2020) e al 7,2% (dal 9,6%) del Pil. L’Istat ha spiegato in particolare che l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche ha registrato un deciso miglioramento rispetto al 2020 per il buon andamento delle entrate a fronte del piu’ contenuto aumento delle uscite, nonostante il protrarsi delle misure di sostegno introdotte per contrastare gli effetti della crisi. Ed effettivamente nel 2021 la pressione fiscale complessiva (ammontare delle imposte dirette, indirette, in conto capitale e dei contributi sociali in rapporto al Pil) e’ risultata pari al 43,4%, in aumento rispetto al 42,8% dell’anno precedente. In valore assoluto il deficit e’ stato di -127.389 milioni di euro, circa 31,6 miliardi in meno rispetto a quello del 2020. Il lato oscuro della ripresa economica pero’ si riscontra nel forte aumento del costo della vita. Secondo le stime preliminari dell’Istat, infatti, a febbraio l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettivita’ (NIC), al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,9% su base mensile e del 5,7% su base annua (da +4,8% del mese precedente). E l’istituto di statistica fa notare che un tale livello di inflazione non si registrava da novembre 1995, spiegando che sono i prezzi dei Beni energetici a spingere in alto la crescita del carovita: questi ultimi segnano infatti un rialzo del 45,9% (dal +38,6%), con aumenti della componente non regolamentata che passano da +22,9% a +31,3% e di quella dei beni energetici regolamentati quasi raddoppiata rispetto allo stesso mese del 2021 (+94,4%). In pratica le due componenti insieme spiegano due terzi della variazione tendenziale dell’indice NIC. Intanto, pero’ le tensioni inflazionistiche si propagano, in particolare ai Beni alimentari, i cui prezzi accelerano di oltre un punto, trascinando oltre il 4% anche il rialzo del cosiddetto “carrello della spesa”. Non si arresta neppure la corsa dei carburanti: il prezzo medio settimanale della benzina, rilevato dal Mite tra il 21 e il 27 febbraio, sfiora al self service 1,870 euro al litro, in rialzo di quasi 2 centesimi. Anche il prezzo dell’energia alla borsa elettrica torna a salire: il 9% in piu’ in una settimana. Di fronte alle notizie sull’inflazione, immediata arriva la reazione dei consumatori che lanciano l’allarme sulle preoccupanti conseguenze del carovita. Avvertono infatti che l’ennesimo rialzo dei prezzi si abbatte come una nuova mazzata per le tasche degli italiani e calcolano un aggravio di spesa per le famiglie superiore ai 2.000 euro all’anno

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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