Immobiliare, il 38,7% delle abitazioni abruzzesi non è permanentemente abitata

Il 38,7% delle abitazioni abruzzesi non è permanentemente abitata. L’Abruzzo è la quarta regione in Italia per incidenza. L’Aquila è il capoluogo italiano con più case non occupate da dimoranti abituali e l’incidenza maggiore di case non occupate si trova nei comuni ultraperiferici (68,5%) e in quelli montani (53,8%).

In Abruzzo pertanto quasi il 40% delle abitazioni risulta non occupato in modo permanente: un dato oltre 11 punti percentuali sopra la media nazionale, che pone la regione come la quarta nel paese per incidenza di case disabitate. I numeri sono contenuti nel nuovo rapporto di Openpolis che mette in luce cifre preoccupanti sullo spopolamento della regione.

Nel 2021, su un totale di circa 35,3 milioni di abitazioni italiane, poco meno di 9,6 milioni non risultavano occupate in modo permanente da almeno una persona. Corrispondono in termini percentuali al 27,2%. Una quota che in Abruzzo aumenta di oltre 11 punti percentuali rispetto alla media nazionale, assestandosi al 38,7%, pari a 346mila abitazioni su un totale di 895mila case censite. Si tratta della quarta regione in Italia con l’incidenza maggiore, dietro a Valle d’Aosta (56%), Molise (44,6%) e Calabria (42,2%).

Per abitazioni permanentemente occupate si intendono le case che rappresentano dimora abituale per chi ci vive, ovvero il luogo in cui la persona passa gran parte del suo tempo. Per eseguire questa rilevazione, Istat ha considerato le informazioni presenti nel registro statistico dei luoghi, in particolare nella sua componente relativa agli edifici e alle unità abitative.

Una raccolta dati effettuata, nell’ambito del censimento permanente, attraverso l’integrazione delle rilevazioni censuarie con le informazioni di fonte amministrativa, provenienti dalle diverse banche dati in possesso della pubblica amministrazione.

Questi dati vanno letti con il limite di dover considerare l’incidenza di abitazioni mantenute come seconde case, una dinamica che riguarda soprattutto le aree turistiche. Tuttavia, al netto di questo fenomeno, la disponibilità di abitazioni non occupate a livello comunale rappresenta un indicatore interessante per valutare l’impatto dello spopolamento in alcune aree dell’Abruzzo. Come vedremo, soprattutto quelle periferiche e ultraperiferiche, oggi abitate da una popolazione mediamente più anziana e quindi più soggette al fenomeno nei prossimi anni.

Le differenze territoriali sono comunque molto ampie già a partire dai quattro capoluoghi della regione.

In termini assoluti, il capoluogo che presenta più abitazioni è Pescara (65.776) a cui seguono L’Aquila (55.594), Teramo (28.299) e Chieti (28.138).

Concentrandoci su quelle non occupate da dimoranti abituali, L’Aquila è il comune in cui ce ne sono di più: 24.055, pari al 43,3% di quelle presenti. Seguono Chieti (6.482, il 23%), Pescara (12.623, il 19,2%), e Teramo (5.186, il 18,3%).

L’incidenza di abitazioni non occupate riportata dal capoluogo è anche la più alta a livello nazionale, con una percentuale maggiore di 16 punti rispetto a quella italiana (27,2%). Rispetto a questi dati, va ovviamente considerato in parte anche il processo di ricostruzione seguito al terremoto che colpì il capoluogo abruzzese nel 2009.

Risulta leggermente più bassa rispetto alla media nazionale la percentuale di case non occupate a Chieti (circa 4 punti percentuali in meno). Nettamente inferiori alla media nazionale risultano Pescara (8 punti in meno) e quella di Teramo (9 punti in meno).

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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