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L’inflazione a giugno si ferma al +0,8%, un dato che consente all’Italia di confermarsi fra i Paesi europei con il dato di incremento dei prezzi più basso, quasi 2 punti percentuale di spread rispetto all’inflazione della Francia (+2,5%) e quasi tre rispetto a quella della Spagna (+3,5%) rese note nella stessa giornata. In raffreddamento anche l’inflazione Usa, misurata dall’indice Pce usato dalla Fed come riferimento per le decisioni sui tassi d’interesse, che a maggio, ha rispettato le attese, fermandosi a +2,6% tendenziale e restando pressoché invariata (+0,1%) su aprile. Tuttavia il dato sull’inflazione, lascia scettici i maggiori osservatori, preoccupati per l’andamento dei consumi e dei fatturati delle imprese. Il fatturato dell’industria ad aprile, si è fermato a un timido +0,5% in volume.
Secondo le stime preliminari dell’Istat a giugno l’indice nazionale dei prezzi, al lordo dei tabacchi, è rimasto pressoché fermo (+0,1% su base mensile) e si conferma per il terzo mese consecutivo allo 0,8% su base annua. Se si guarda invece l’indice Ipca, cioè l’indice che misura l’inflazione armonizzata secondo i parametri Ue, si registra un leggero aumento con un +0,2% su mese e un +0,9% su anno. L'”inflazione di fondo”, cioè l’inflazione che non tiene conto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile al +2,0%, mentre quella al netto dei soli beni energetici decelera lievemente (da +2,0% a +1,9%). Rallentano anche i prezzi dei beni del cosiddetto “carrello della spesa” ovvero i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona, che segnano un rallentamento su base tendenziale (da +1,8% a +1,4%) mentre i prodotti ad alta frequenza d’acquisto passano da +2,5% a +2,1%.
