Innovazione, la mappa italiana delle nuove idee nelle regioni

Quando si parla di ecosistemi regionali innovativi, i numeri mostrano un quadro nel quale i Lander tedeschi sono in media meglio posizionati rispetto agli stati Usa, mentre le regioni della Penisola superano le province del Canada. E’ quanto emerge dal nuovo “Transatlantic Subnational Innovation Competitiveness Index” pubblicato congiuntamente da quattro think thank, membri della Global Trade and Innovation Alliance (GTIPA): l’Istituto per la Competitività (I-Com), la statunitense Information Technology and Innovation Foundation (ITIF), il German Economic Institute (IW) e il canadese Macdonald-Laurier Institute (MLI). Lo studio, i cui risultati saranno presentati e discussi oggi alle 18:00 in una tavola rotonda al Parlamento europeo a Bruxelles, esamina gli ecosistemi dell’innovazione di 96 stati, province e regioni subnazionali di Stati Uniti, Germania, Italia e Canada utilizzando 13 indicatori di competitività in 3 categorie: economia della conoscenza, globalizzazione e capacità di innovazione. Dall’analisi spicca come gli stati tedeschi ottengano complessivamente risultati migliori di quelli di Stati Uniti, Italia e Canada, anche se tre dei primi cinque stati nella classifica generale sono Usa. Primeggiano infatti Massachusetts, California, Baden-Württemberg, Berlino e Washington, mentre Puglia, West Virginia, Sicilia, Calabria e Mississippi si attestano agli ultimi posti. L’indice evidenzia anche le differenze tra le singole regioni all’interno di ciascun paese: i Lander occidentali e meridionali della Germania superano quelli nord-orientali, negli Stati Uniti le regioni costiere sono in vantaggio, in Italia il nord detta il passo e in Canada prevalgono British Columbia, Ontario e Quebec. A guidare la graduatoria delle regioni italiane è l’Emilia Romagna (al 17mo posto) seguita dalla Lombardia (28), il Piemonte (35), il Lazio (36) e il Friuli Venezia Giulia (39). In coda alla classifica il Molise (86), la Sardegna (88), la Puglia (92), la Sicilia (94) e la Calabria (95).

Per quanto riguarda gli indicatori dell’economia della conoscenza – dove gli Stati Uniti superano tutti nel livello di istruzione superiore, il Canada attrae i lavoratori immigrati più qualificati e la Germania impiega invece la forza lavoro più innovativa – l’Italia mostra il fianco ottenendo sia il punteggio medio più basso sia il primato della regione peggio posizionata (Sicilia). La Penisola è in ritardo rispetto ai suoi omologhi in ciascuno dei quattro indicatori che compongono questa categoria. Se si tiene conto della percentuale della popolazione tra i 25 e 64 anni in possesso di un diploma di laurea, la Penisola occupa con Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia gli ultimi 5 posti del ranking. Se le regioni del Sud raggiungono solo circa il 16% in media, il Settentrione e il Centro ottengono risultati migliori. In particolare, il Lazio, con una forte prevalenza di università e la capacità di intercettare flussi interni di talenti qualificati, mostra un rapporto superiore al 26%, prima regione italiana. In un quadro decisamente negativo per l’Italia, a fare eccezione è il rapporto tra dipendenti impiegati in attività professionali, tecniche e scientifiche (PTS) e dipendenti totali. Lazio e Lombardia, che beneficiano di molte università e centri di rilevanza nazionale, si posizionano infatti rispettivamente al quarto e quinto posto della classifica complessiva registrando una quota superiore al 15%. Nella categoria della globalizzazione, che tiene conto degli investimenti esteri diretti rispetto al PIL e delle esportazioni ad alta tecnologia in percentuale del PIL, la Germania ottiene punteggi di gran lunga migliori rispetto agli altri paesi in generale, il che non sorprende dato il suo posto nel mercato unico dell’Unione europea e la sua elevata intensità di esportazioni. Tuttavia, il primo posto va alla Lombardia, che si pone davanti a Baviera, Ontario, Baden-Württemberg e Assia. La Lombardia segna il primo posto assoluto grazie all’ottavo posto negli investimenti diretti esteri e al 12° nelle esportazioni di alta tecnologia. Bene anche il Piemonte e l’Emilia-Romagna, che si classificano anch’esse nella top 10, seguite dal Friuli Venezia Giulia (all’11mo posto), sempre grazie all’elevata concentrazione di esportazioni ad alta tecnologia. Per la Penisola si tratta comunque di una “favola a due metà”: delle 10 regioni con il punteggio più basso nella categoria 5 sono dell’Italia meridionale, con il Molise quart’ultimo e la Calabria fanalino di coda. Nella capacità di innovazione, in cui la Germania e il Canada hanno una chiara leadership nell’accesso alla banda larga e gli Stati Uniti sono in testa nel capitale di rischio e nella creazione di imprese, l’Italia ottiene un punteggio sorprendentemente buono grazie ai risultati degli indicatori che riguardano il personale occupato in ricerca e sviluppo, la creazione di imprese e l’efficienza del carbonio, dove eclissa gli Stati Uniti.

L’Emilia-Romagna, la regione con il punteggio più alto, si colloca al 13mo posto nella categoria, trainata da un secondo posto nella classifica del personale R&D. L’Emilia-Romagna è anche al 20mo posto nella produzione di brevetti e al 22mo nell’efficienza del carbonio. Da notare, inoltre, la quarta posizione ottenuta dal Molise nell’indicatore delle creazioni di imprese, e la terza e quinta occupata rispettivamente da Campania e Marche sul fronte della decarbonizzazione. Male invece per ciò che riguarda il capitale di rischio, con Umbria, Molise, Marche, Basilicata e Abruzzo in fondo alla classifica, così come per quanto concerne i brevetti, che vedono Campania, Calabria, Sardegna, Molise e Sicilia agli ultimi 5 posti. L’analisi evidenzia anche come le regioni stesse e le municipalità giochino un ruolo fondamentale per lo sviluppo in termini di creazione di nuovi business e capitale umano. “Sebbene alcune delle misure politiche pertinenti rientrino nell’ambito delle competenze a livello nazionale e un approccio olistico secondo un principio di governance multilivello risulta essere necessario, non va sottovalutato il modo in cui le regioni e i comuni svolgono un ruolo essenziale nel creare condizioni di business e capitale umano adatte a una solida prospettiva di competitività e innovazione”, dichiara Stefano da Empoli, presidente di I-Com e coautore dello studio, insieme a Michele Masulli e Lorenzo Principali per I-Com. Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto dei 4 think tank pone l’accento sulla necessità di uno sforzo per favorire sia l’acquisizione di competenze dei dipendenti, sia il miglioramento delle competenze manageriali. Inoltre, occorre riqualificare la forza lavoro attuale, nonché aumentare il numero di laureati soprattutto nelle materie Stem e di diplomati specializzati, grazie alla riforma degli ITS.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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