Istat, le differenze di istruzione tra regione e regione

I livelli di istruzione in Italia mostrano un”ampia distanza tra il Mezzogiorno e le altre aree del Paese e disuguaglianze all’interno delle aree stesse, sia in ragione dei differenti punti di partenza che della diversa intensita’ delle dinamiche. Lo ha sottolineato l’Istat, che oggi, per la prima volta, ha diffuso un sistema di indicatori del Benessere equo e sostenibile riferito alle 110 province e citta’ metropolitane italiane. Dall’analisi, si e’ evidenziato che la quota di popolazione con almeno il diploma ha segnato una distanza tra l’area complessivamente in maggiore vantaggio, il Centro, e il Mezzogiorno, piu’ sfavorito. Tale distanza e’ cresciuta nel tempo: quasi 12 punti percentuali nel 2016 contro gli 8 del 2004. Tuttavia, tra le province del Mezzogiorno sono emersi gli elevati tassi di diplomati e laureati residenti nelle province di L’Aquila (68,8%) e Pescara (66,0%), territori che si sono collocati nel primo 20% della graduatoria nazionale. Le province del Nord-ovest si sono attestate intorno alla media nazionale (60,1%) , mentre sia il Nord-est che il Centro hanno presentato profili territoriali piu’ frastagliati, con differenze nei valori provinciali che hanno attraversato tutte le regioni. Il vantaggio del Centro Italia e’ stato trainato da pochi territori: soltanto sei province si sono collocate nel primo 20% della graduatoria, tra queste Roma che ha presentato il valore massimo dell’indicatore nel 2016 (72 diplomati o laureati su 100 residenti). I progressi nel Paese circa la quota di persone con almeno il diploma (+11,4 punti percentuali tra il 2004 e il 2016) sono stati essenzialmente trainati dal Nord e dal Centro, con una crescita omogenea, mentre soltanto la meta’ delle province del Mezzogiorno ha registrato incrementi di 10 punti percentuali o piu’. A restare indietro sono state soprattutto le province meridionali con i piu’ bassi livelli di partenza, che negli anni sono risultante persistentemente collocate nell’ultimo 20% della distribuzione: Foggia, Taranto e Lecce in Puglia, Crotone in Calabria, Trapani, Agrigento, Caltanissetta, e Catania in Sicilia e Nuoro in Sardegna. 

Anche la percentuale di laureati tra i 25 e i 39 anni (24,4% in Italia) registrata e’ stata piu’ alta al Centroe al Nord rispetto al Mezzogiorno: la differenza, accresciutasi negli anni, e’ stata di 7 punti percentuali nel 2016 ed era di 3 punti nel 2004. Nel territorio i livelli hanno evidenziato una variazione tra il massimo di Bologna (37,5%) e il minimo di Imperia (14,0%). Le province del Nord-est hanno registrato valori piu’ elevati e piu’ omogenei rispetto al Nord-ovest, dove agli alti livelli di Milano, Monza e Brianza, Como, Biella,e Genova, si sono contrapposte le basse quote di Cuneo e La Spezia, che insieme a Imperia si sono collocate in coda alla distribuzione nazionale. Il profilo del Centro Italia e’ articolato, principalmente per le disuguaglianze territoriali interne a Toscana e Lazio: nel primo caso l’indicatore ha segnato una variazione dal 37% di Firenze al 16,4% di Arezzo; nel Lazio invece e’ emerso un dualismo tra Roma (31%) e le altre province laziali, ultima Latina (19,6%). Le province del Mezzogiorno sono risultate ampiamente al di sotto della media nazionale. Eccezioni positive sono state L’Aquila(32,2%) e Pescara (25,8%), insieme alle due province calabresi di Cosenza (27,1%) e Vibo Valentia(25,6%), a Campobasso e Isernia in Molise (26,1%; 32,2%), a Benevento (24,8%) e a Potenza (25,9%). Nel tempo il divario territoriale e’ aumentato:le province con i livelli di partenza piu’ bassi hanno conseguito i progressi piu’ contenuti.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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