Italia fanalino di coda in Europa per l’assistenza a lungo termine

 Italia fanalino di coda in Europa per quanto riguarda l’assistenza a lungo termine: le risorse destinate alla Long-Term Care sono poco più del 10% della spesa sanitaria (a fronte di percentuali che superano il 25% nei Paesi del Nord Europa), pari a circa 15 miliardi di euro. Di questi, solo 2,3 miliardi (l’1,3% della spesa sanitaria totale) sono destinati all’erogazione di cure domiciliari, con un contributo a carico delle famiglie di circa 76 milioni di euro. E’ il quadro che emerge dalla seconda ‘Indagine sull’assistenza domiciliare in Italia (Adi): chi la fa, come si fa e buone pratiche’, realizzata da Italia Longeva e presentata al ministero della Salute nel corso della III edizione degli Stati generali dell’assistenza a lungo termine, una due giorni di approfondimento e confronto sulle soluzioni sociosanitarie a supporto della Long-Term Care. L’indagine completa la panoramica sullo stato dell’arte dell’Adi nelle diverse regioni avviata nel 2017, includendo ulteriori 23 aziende sanitarie, che si sommano alle 12 esaminate lo scorso anno, per un totale di 35 Asl distribuite in 18 regioni, che offrono servizi territoriali a circa 22 milioni di persone, ossia oltre un terzo della popolazione italiana. 

Il report sottolinea come il trend dell’offerta di cure domiciliari agli anziani si conferma in crescita (+0,2% rispetto al 2016), ma resta ancora un privilegio per pochi: ne gode solo 3,2% degli over 65 residenti in Italia, con una forte variabilità a seconda delle aree del Paese, se non all’interno della stessa regione, per quanto riguarda l’accesso al servizio, le prestazioni erogate rispetto quelle inserite nei livelli essenziali di assistenza (Lea), le ore dedicate a ciascun assistito, la natura pubblica o privata degli operatori e il costo pro capite dei servizi. Mediamente, le Asl coinvolte nell’indagine garantiscono ai loro anziani l’87% delle 31 prestazioni a più alta valenza clinico-assistenziale previste nei Lea, arrivando in alcuni casi a offrire fino al 100% dei servizi, come avviene a Catania, Chieti e Salerno. Un’evidente disomogeneità riguarda invece il numero di accessi in un anno (si va da un minimo di 8 a un massimo di 77 della Asp di Potenza) e le ore di assistenza dedicate al singolo anziano, che oscillano da un minimo di 9 a un massimo di 75 nella Asl Roma 4. In tutti i casi si tratta di interventi principalmente a carattere infermieristico e, a seguire, fisioterapico e medico. All’ampia variabilità in termini di assistiti e attività erogate corrispondono anche costi differenti per la singola presa in carico, che variano dai 543 euro della Ats Montagna agli oltre mille euro della Asp Potenza, e non sempre a un maggior carico assistenziale corrisponde una spesa più elevata. 

 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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