Oltre 80mila persone di origine straniera vivono in Abruzzo, e poco più di 2mila migranti sono accolti nelle strutture di accoglienza dislocate in regione. Lo rende noto un’analisi diffusa da Abruzzo Openpolis sulla base degli ultimi dati disponibili sui centri che si riferiscono al 31 dicembre 2021. A quella data circa il 10% dei comuni abruzzesi erano interessati all’insediamento di centri, siano essi i centri di accoglienza straordinaria (Cas) – ossia le strutture pensate come eccezioni ma da anni ormai maggioritarie nel sistema – o gli appartamenti in accoglienza diffusa del sistema ordinario (Sai).
I posti nei centri per richiedenti asilo e rifugiati in Abruzzo nel 2021 erano 2.102. Di questi, il 61,9% (1.302 persone) dei posti era in un centro di accoglienza straordinario (Cas) e il rimanente 39,1% nel sistema ordinario (Sai). In tutto, si tratta di 120 strutture – tra appartamenti in accoglienza diffusa e centri collettivi – in 37 comuni. Il comune interessato da più posti per l’accoglienza era il capoluogo di regione L’Aquila (235 persone, di 199 nei Cas), seguito da Roseto degli Abruzzi nel Teramano (200 richiedenti asilo, di cui 150 nei Cas) e Vasto, nel Chietino, dove nel 2021 venivano ospitati 150 richiedenti asilo e rifugiati, di cui 50 nei centri straordinari.
In questo senso ci sono peculiarità storiche in Abruzzo che favoriscono alcuni insediamenti in particolare. È il caso della comunità senegalese a Pescara, radicata da molti anni, o di quella marocchina legata alla coltivazione dell’altopiano del Fucino, in provincia dell’Aquila. Con quasi 22mila persone, la comunità di stranieri residenti in Abruzzo più numerosa è quella rumena, più del doppio delle persone appartenenti alla seconda comunità più importante, l’albanese, che all’inizio di quest’anno contava più di 10mila residenti. Rumeni e albanesi, sommati, rappresentano il 40,1% degli stranieri in Abruzzo. Una percentuale superiore al dato nazionale: queste due comunità, infatti, rappresentano il 29,8% del totale degli stranieri residenti nel paese. Secondo l’inchiesta occorre implementare le politiche pubbliche per migliorare l’integrazione nei centri urbani.