L’Italia è spaccata a metà e il ritardo del Mezzogiorno si aggrava. Questo emerge dall’analisi del prodotto interno lordo per abitante che è di 18.500 euro al Sud, nel 2017, quasi la metà di quello del Nord-Ovest e il 45% in meno di quello del resto del Paese, secondo i dati provvisori dell’Istat. Il divario era del 44,1% nel 2016. Questo arretramento è dovuto ai diversi tassi di crescita. Nel Nord Ovest l’aumento del prodotto interno lordo raggiunge, infatti, il 2,2% nel 2017, lo stesso tasso di Paesi come la Francia o la Germania, e anche nel Nord Est è dell’1,9%. Ma al Mezzogiorno la crescita è dimezzata (+1%) e al Centro si ferma allo 0,9%, molto al di sotto della media nazionale dell’1,6%. La conseguenza è che la distanza tra le regioni del Sud e il resto del paese si allarga. E’ ampia in termini di reddito disponibile per abitante (-35,3%), spesa per consumi (-32,4%) e occupazione. Il mercato del lavoro, infatti, mostra una ripresa nel 2017 ma con ritmi diversi nelle diverse aree. Il Nord-est e il Nord-ovest vedono una crescita degli occupati dell’1,4%, nel 2017, il Centro dell’1,3% e il Sud solo dello 0,6%. Questo va ad aggravare una situazione in cui, negli ultimi 20 anni, un milione e 700 mila persone sono emigrate verso il Centro-Nord in cerca di opportunità. Allargando l’analisi ai sei anni tra il 2011 e il 2017, c’è una vera voragine tra regioni come il Lazio (dove gli occupati sono aumentati dello 0,8%) e la Provincia autonoma di Bolzano(+0,7%) e altre come la Sicilia, il Molise e l’Umbria, dove sono diminuiti dello 0,6% l’anno rispetto al 2011. L’Umbria ha scontato, inoltre, nell’ultimo anno, l’impatto anche economico del sisma che ha portato a una crescita zero del Pil nel 2017. E ancora più amaro è stato il bilancio per le Marche, l’altra regione al centro delle scosse, dove c’è stato un calo dello 0,2%. In termini di ricchezza, la graduatoria regionale vede in testa Bolzano, con un Pil per abitante di 42.300 euro, seguita dalla Lombardia e dalla Provincia Autonoma di Trento. Il Lazio, con 32.900 euro, è la regione più ricca del Centro, anche se registra un calo di circa mille euro rispetto al 2011. E nel Mezzogiorno la prima regione per Pil pro capite è l’Abruzzo con 24.400 euro, mentre l’ultimo posto della graduatoria è occupato dalla Calabria, con 17.100 euro. La Calabria, oltre a essere la più povera, è anche la Regione dove l’economia sommersa e illegale ha il peso maggiore. Gli ultimi dati Istat sull’economia non osservata, relativi al 2016, mostrano che qui nero e criminalità pesano per oltre un quinto del valore aggiunto regionale (il 20,9%, per l’esattezza), più del doppio che a Bolzano (10,4%). La media nazionale è del 13,8%, ma nel Mezzogiorno sale fino al 19%.
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