Il traguardo della pensione, per gli italiani, è più lontano rispetto agli lavoratori europei. È quanto emerge da uno studio della Uil, che analizza i dati Eurostat e Missoc, il sistema di informazione europeo sulla protezione sociale. In Italia si va in pensione a 66 anni e 7 mesi, un’età tra le più alte dell’Ue, seconda solamente a quella della Grecia, dove per smettere di lavorare bisogna attendere i 67 anni. E non è la sola cattiva notizia: anche se vivono di più, gli italiani si godono la pensione 2 anni e 5 mesi in meno rispetto alla media Ue. I pensionati tricolori ricevono l’assegno quasi tre anni dopo i loro colleghi europei e l’ingresso ritardato non è compensato dall’alta aspettativa di vita del Belpaese, pari a oltre 83 anni per gli uomini e oltre 87 anni per le donne, dal momento che gli uomini percepiscono l’assegno per 16 anni e 4 mesi, contro i 18 anni e 9 mesi della media Ue, mentre le donne lo ricevono per 21 anni e 7 mesi, rispetto ai 23 anni e 2 mesi delle ex lavoratrici europee. Una disparità che si fa più evidente, se si considerano i singoli casi nazionali. In Francia gli uomini vanno in pensione a 60 anni e la loro aspettativa di vita è pari a 84 anni e 5 mesi: i francesi vanno dunque in pensione oltre 6 anni prima rispetto agli italiani e ci rimangono per oltre 8 anni in più. Nel Regno Unito, invece, le donne, pur avendo un’aspettativa di vita di circa 1 anno e 4 mesi più bassa di quelle italiane, godono dell’assegno previdenziale per 4 anni e 3 mesi in più, andando in pensione a 60 anni. Solo gli abitanti di Bulgaria, Croazia, Lituania, Portogallo, Repubblica Ceca e Romania godono mediamente della pensione per meno anni rispetto agli italiani. La fotografia della Uil arriva in un mese caldo per il dossier pensioni, su cui governo e sindacati non hanno ancora trovato un accordo. In primo piano resta il possibile aumento dell’età pensionabile a 67 anni dal 1 gennaio 2019. Questa mattina il primo tavolo tecnico tra Palazzo Chigi e sindacati ha portato a una lieve apertura, dal momento che l’esecutivo ha proposto di fissare a 30 anni il requisito contributivo per mantenere l’età di vecchiaia a 66 anni e sette mesi di 15 attività usuranti.
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