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Nel 2024 il Prodotto interno lordo italiano è cresciuto dello 0,7%, in linea con il dato del 2023, ma per la prima volta dal 2021 al di sotto della media dell’Unione europea (1%). È quanto emerge dal Rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno, che fotografa un Sud in crescita più del Centro-Nord, pur con segnali di rallentamento.
Il Mezzogiorno registra un +1%, contro lo 0,6% del Centro-Nord, con la Sicilia (+1,5%) e la Campania (+1,3%) in testa alla ripresa, spinte principalmente dal settore delle costruzioni. Il Centro Italia è la macro-area con la performance migliore (+1,2%), mentre il Nord-Est segna una sostanziale stagnazione (-0,2%).
In questo contesto, anche l’Abruzzo registra una crescita dell’1%, allineandosi alla media del Sud. Tuttavia, il dato regionale è sostenuto soprattutto dal settore dei servizi, che compensa la perdita di valore aggiunto nelle costruzioni. Il comparto terziario in Abruzzo segna infatti un incremento del +1,5%, tra i più alti a livello nazionale.
A livello settoriale, nel Mezzogiorno i servizi si confermano il secondo pilastro della crescita: il valore aggiunto del comparto cresce dello 0,7% contro lo 0,5% nel Centro-Nord. A guidare l’incremento sono, oltre all’Abruzzo, la Sicilia (+1,3%) e la Campania (+1,1%).
Tra le attività del terziario, spiccano le attività finanziarie, immobiliari, professionali e scientifiche, con una crescita del +2,3% nel Mezzogiorno, leggermente superiore al +2,1% del Centro-Nord. Il dato riflette sia l’espansione legata all’edilizia che lo sviluppo dei servizi ad alto valore aggiunto.
Il Sud mostra inoltre un vantaggio netto nei settori collegati alla spesa turistica: commercio, trasporti, alloggio e ristorazione crescono dello 0,8%, a fronte di un calo del -0,2% nel resto d’Italia. Tra le regioni più dinamiche in questi comparti figurano Basilicata, Sardegna e Molise.
In controtendenza, Molise (-0,9%) e Calabria (-0,2%) registrano una contrazione del Pil, appesantite rispettivamente dal crollo dell’edilizia e dalla debolezza diffusa in più settori.
Nel complesso, il divario positivo del Sud si riduce: dal punto di vantaggio percentuale del 2023 si passa a 0,4 nel 2024, segnale di una ripresa nazionale ancora disomogenea, ma con alcuni segnali strutturali di consolidamento nel Mezzogiorno.