Sanità, permangono forti differenze territoriali

L’Italia sta meglio in salute. Ci si cura di piu’, cresce l’aspettativa di vita, migliorano i servizi ma permangono forti differenze territoriali. “Le disuguaglianze nell’accesso e la qualita’ dei servizi sanitari sono molto forti nel nostro Paese”, dice Enrico Giovannini, portavoce di ASVIS. “Il punto- aggiunge- e’ che siamo indietro rispetto agli Obiettivi di sviluppo sostenibile e manca una governance complessiva che altri Paesi si sono dati per coordinare le politiche sociali, economiche e ambientali, mancanza particolarmente grave nei casi in cui, come nella salute, le responsabilita’ sono distribuite tra Stato e Regioni”. Il tema e’ stato affrontato oggi a Roma in occasione dell’evento ‘Disuguaglianze di salute: politiche sanitarie e non sanitarie’ organizzato dall’Istituto Superiore di Sanita’, dal Centro Nazionale per la Salute Globale e dall’ASVIS, nell’ambito del Festival per lo sviluppo sostenibile. Rispetto all’Obiettivo 3, l’ASVIS nota che l’Italia ha da tempo raggiunto il target per la riduzione della mortalita’ neonatale e per quella sotto i 5 anni, collocandosi tra i Paesi piu’ virtuosi, quelli cioe’ con la piu’ bassa mortalita’ infantile. Dal 2004 e’ in costante diminuzione anche il tasso di mortalita’ tra 30-69 anni per tumori maligni, diabete mellito, malattie cardiovascolari e malattie respiratorie croniche.

“Dieci anni di speranza di vita separano una persona povera del Sud e una ricca del Nord. E’ inaccettabile- aggiunge Giovannini- cosi’ come e’ inaccettabile che queste disuguaglianze derivino non solo dalle differenze di reddito, ma anche di educazione, di qualita’ dei servizi, di scelte individuali e quindi anche di cultura. Questo mostra quanto siano complesse, e quindi da attuare in modo integrato, le politiche da mettere in atto. Per questo l’ASviS ha elaborato un decalogo per migliorare la situazione italiana”. L’analisi condotta dal Ministero della Salute sulla attuazione dei LEA (i Livelli essenziali di Assistenza) ha mostrato differenze importanti sia per la prevenzione sia per l’attivita’ ospedaliera e per quella territoriale, con punteggi che oscillano tra il 92,4 della Provincia di Trento per il settore ospedaliero e il 29,5 della Campania per l’attivita’ distrettuale. Inoltre, alcune Regioni, in particolare Campania, Sardegna e Molise risultano molto in ritardo e nell’attuazione dei LEA. La differenza si riscontra anche se si considera l’aspettativa di vita. È vero che in 40 anni l’Italia ha guadagnato 10 anni di vita, raggiungendo gli attuali 80,8 anni per gli uomini e a 85,2 per le donne (Istat 2019). Tuttavia, dal punto di vista territoriale, tra Milano e Napoli, secondo l’Istat, c’e’ una differenza di quasi tre anni, e se si considerano le fasce sociali piu’ povere del sud e quelle piu’ ricche del nord la differenza arriva fino a dieci anni. La stessa differenza emerge anche considerando l’offerta di servizi e l’ammontare delle risorse destinate alla salute, che differiscono in base alle diverse aree. La spesa sanitaria pubblica pro capite, per esempio, pari in media a 1.838 euro all’anno, e’ molto piu’ elevata al Nord rispetto al Sud (2.255 euro a Bolzano e 1.725 euro in Calabria).

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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