Il CRESA – Centro Studi dell’Agenzia per lo Sviluppo della Camera di Commercio del Gran Sasso d’Italia – ha analizzato gli ultimi dati INAIL riguardanti gli infortuni sul lavoro. Nel 2022 le denunce di infortuni sul lavoro in Abruzzo sono 16 mila, poco più del 2% dei 703 mila nazionali, con una crescita rispetto al 2021 di 4.200 casi pari al 37% assai superiore al 25% del Paese. In regione si contano 33 denunce ogni 1.000 lavoratori, 3 in più delle 30 italiane, e 9 in più rispetto all’anno precedente (Italia: +5).
Per comprendere questi andamenti è necessario considerare le modalità di accadimento: forte è l’aumento degli infortuni in occasione di lavoro (Abruzzo: +41%; Paese: +27%) che passano in regione dall’87% al 90% del totale e in Italia dall’85% all’87%, più contenuto quello delle denunce per infortuni in itinere, capitati cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro (Abruzzo: +7%; Italia: +11%).
All’incremento delle denunce per eventi in occasione di lavoro contribuiscono a livello nazionale in misura pressoché uguale in valore assoluto gli infortuni da Covid 19 e quelli tradizionali, cioè al netto dei casi da contagio (entrambi circa 70 mila in più che corrispondono in termini percentuali al +140% e +14%), e in Abruzzo per i due terzi le denunce per contagi (dalle 900 alle circa di 3,7 mila pari al +314%) un terzo per le altre cause (dalle 9 alle 10,5 mila, +14%).
Su 1.000 lavoratori le denunce per infortuni in occasione di lavoro in Abruzzo sono 30 (di cui 8 per Covid), 26 a livello nazionale (5 per Covid), quelle per infortuni in itinere ammontano in regione a 3, meno delle 4 medie del Paese. Rispetto all’anno precedente aumentano a tutti e due i livelli territoriali le sole denunce in occasione di lavoro.
L’andamento degli infortuni a partire dal 2018 è caratterizzato da un primo biennio di flessione, particolarmente rilevante nel 2020 (Abruzzo: da 28 infortuni per 1.000 occupati del 2018 al 23 del 2020; Italia: da 28 a 26) per l’attuazione del lockdown e, in particolare, delle misure di contenimento dei contagi che hanno spinto verso lo smart working, seguito da un 2021 nel corso del quale la regione, a differenza di quanto si osserva nella media nazionale, registra un aumento (Abruzzo: 24 denunce per 1.000 lavoratori: Italia: 25) seguito anche in Italia dall’impennata del 2022.
Aumentano gli infortuni denunciati nella gestione assicurativa Industria e servizi (da 9 a 13 mila. +40% superiore al 23% italiano) e quelli nel Conto Stato (da 1,4 a 2 mila, +43% inferiore al +46% del Paese). In flessione quelli della gestione Agri-coltura (da 1.0 a 960, -6% contro il -3% nazionale).
Le denunce di infortunio in occasione di lavoro sono in crescita in tutte le principali sezioni ATECO: gli aumenti regionali sono inferiori a quelli medi nazionali nel manifatturiero (+1% contro +2%) e nel commercio (+2% e +12%) e superiori rispetto ad esso nelle costruzioni (+10% contro +3%) e soprattutto nei servizi non commerciali (+112% e +46%).
Sono le costruzioni, con 29 infortuni per 1.000 lavoratori dello stesso settore (Italia: 23) a registrare la maggior incidenza di denunce, seguite dai servizi con 28 (Italia: 17), dal manifatturiero con 15 (Italia: 17) e dal commercio con 11 (Italia: 12).
Considerando i comparti manifatturieri e del terziario più rilevanti, tra le imprese manifatturiere registrano cali l’alimentari (-13%; Italia: -3%), il tessile e abbigliamento (-8%; Italia: +7%) e il chimico-farmaceutico (-5%; Italia: +5%) e riporta un aumento il metalmeccanico, elettro-meccanico ed elettronico (+13%; Italia: +2%).
I servizi non commerciali, eccezion fatta per le flessioni dei settori immobiliare (-57%; Italia: +18%), assicurativo (-20%; Italia: +2%) e informazione e comunicazione (-15%; Italia: -11%), mostrano nel complesso variazioni positive che arrivano a superare il 50% nella sanità (+188%; Italia: +90%) e nel trasporto e magazzinaggio (+75%; +32%).
Tra le province quella con il maggior numero di infortuni sul lavoro è Chieti (4.955 che corrisponde al 31% del totale regionale), seguita da Teramo (4.569, 29%), Pescara (3.314, 21%) e L’Aquila (2.976, 19%) A Teramo e Chieti sono 37 le denunce ogni 1.000 occupati, 9 in più di Pescara e L’Aquila. Le variazioni percentuali annue, invece, vanno dal minimo dell’Aquila (+22%) al massimo di Teramo (+51%) passando per il +33% di Pescara e il +37% di Chieti. La distribuzione e la variazione annua delle quattro province rispecchiano abbastanza fedelmente quelle degli addetti per settore di attività.
L’analisi di genere evidenzia che l’aumento delle denunce è connesso principalmente alla componente femminile, che è coinvolta in Abruzzo nel 45% e in Italia nel 41% degli infortuni, e registra in regione un +63% (da 4,4 mila a 7,1 mila casi) e a livello medio nazionale un +40%. Più modesto il contributo della componente maschile che, passando da 7,2 a 8,7 mila denunce, registra un +21% (Italia: +16%). Gli uomini fanno registrare 30 denunce su 1.000 lavoratori maschi, le donne 36 su 1.000 lavoratrici.
Particolarmente significativi sono gli incrementi abruzzesi delle infortunate in occasione di lavoro (+75% contro il +22% maschile) e degli uomini in itinere (+9% contro +5% femminile).
Relativamente alla cittadinanza, l’incremento delle denunce regionali interessa principalmente italiani (+39%; Italia: +26%), che rappresentano l’88% del totale (Italia: 83%), e in misura minore quelli provenienti dall’UE (+25%; Italia: +16%) e extra UE (+22%; Italia: +21%) che costituiscono quote pari al 4% e al 9% del totale regionale (Italia: 4% e 14%).
Per quanto riguarda le classi di età dei lavoratori si rilevano aumenti in tutte le fasce, particolar-mente consistenti in Abruzzo tra gli ultra 64enni (+38%, 4% del totale regionale, contro il +23% e 2% nazionali) e prima dei 15 anni (+44%, 5% del totale abruzzese contro il +38% e 6% italiani), vale a dire tra i lavoratori “anziani” e tra quelli giovanissimi, quest’ultimo dovuto come nel resto del Paese principalmente all’aumento infortunisti-co degli studenti.
La maggiore incidenza riguarda gli infortunati al di sotto dei 25 anni: in Abruzzo sono 60 ogni 1.000 lavoratori e in Italia 67. Pesanti anche i dati relativi agli occupati con più di 64 anni (34 in regione e 22 in Italia) e a quelli tra i 50 e i 64 anni (33 in Abruzzo e 27 in Italia). Le altre fasce di età sono al di sotto della media.
Le denunce di infortuni sul lavoro con esito mortale presentate in Abruzzo nel 2022 sono 25, pari al 2% del totale nazionale e 29 in meno rispetto alle 46 registrate nel 2021 (-46% più marcato del -15% italiano). L’incidenza sugli infortuni di quelli che hanno portato alla morte è in regione pari a quella media nazionale (0,2%).
Il 76% degli infortuni mortali è stato denunciato nella gestione Industria e servizi (Italia: 86%), il 12% dall’Agricoltura e dal Conto Stato (Italia: 11% e 3 %).
Relativamente alla modalità di accadimento a al genere dei lavoratori interessati, i dati regionali evidenziano il dimezzamento per entrambi i sessi dei casi mortali in occasione di lavoro (Italia: uomini: -22%; donne: -37%). Gli infortuni maschili in itinere si contraggono in regione di quasi il 17% (i femminili non sono interessati) mentre in Italia aumentano del 16% per gli uomini e del 39% per le donne. Nel complesso la mortalità tra gli uomini diminuisce del 15% e tra le donne del 14%.