Tunnel del Gran Sasso, possibili criticità di sicurezza

Secondo quanto si legge nel Piano di emergenza esterna predisposto dalla Prefettura dell’Aquila, e in fase di osservazioni, emergono anche criticita’ relative alla sicurezza strutturale dei tunnel autostradali del Gran Sasso: parlando delle vie di fuga in caso di incidente rilevante nei Laboratori il Piano rileva che ”I by-pass (ossia i passaggi tra le due gallerie ndr) non risultano dotati di porte EI-Sa (resistenti al fuoco a tenuta di fumi freddi) e pertanto non garantiscono la compartimentazione fra i due fornici. In assenza di interventi di adeguamento dei by-pass, i predetti fornici non possono essere considerati l’uno luogo sicuro rispetto all’altro, non potendosi escludere la propagazione di fumo e calore da un fornice all’altro. Cio’ puo’ creare pregiudizio alle operazioni di soccorso, di primo esodo e di evacuazione assistita”. Focus anche pero’ da parte dell’Arta sulla verifica strutturale delle volte dei Laboratori visto che ”sulle camere dei laboratori di fisica nucleare, su richiesta dello stesso INFN, non furono realizzate opere strutturali di sostegno simili a quelle realizzate nelle gallerie autostradali, in quanto queste avrebbero creato problematiche agli esperimenti previsti nei Laboratori’.

”Furono realizzate – prosegue – solamente delle chiodature d’acciaio ed un rivestimento interno formato da una rete elettrosaldata su cui e’ stato proiettato con delle pompe del cemento a spruzzo. Questa situazione merita, ad avviso degli scriventi, un doveroso approfondimento in merito alla valutazione del rischio ambientale in quanto le camere dei laboratori, oltre ad essere prive delle suddetta struttura di rinforzo, hanno una luce di scavo molto superiore a quelle delle gallerie autostradali (24 metri luce interna della sala C). Inoltre, a differenza delle gallerie nei laboratori vi e’ la costante presenza di materiali pericolosi”.

“L’evento sismico puo’ avere effetti anche estremamente gravi all’interno dei laboratori di fisica nucleare e puo’ essere direttamente connesso al rischio di incidente rilevante con conseguenze immediate sull’ambiente circostante”. E’ quanto si legge nella relazione tecnica dell’Arta (Agenzia Regionale Tutela Ambiente) inviata alla Procura di Teramo e che in buona parte e’ ripresa nel Piano di emergenza predisposto dalla Prefettura aquilana. Nel Piano si legge anche che “le faglie del Gran Sasso si trovano in una zona sismicamente molto attiva; a sud di queste (ad una distanza di appena 12 Km) vi e’ anche la Faglia di Paganica, la cui attivazione ha prodotto il terremoto di L’Aquila del 6 aprile 2009. Tali faglie, la cui lunghezza totale raggiunge i 30km, sono da considerare ‘silenti’ ossia in ritardo sismico e possono raggiungere la magnitudo massima attesa di circa 7 gradi nella scala Richter”. ”La faglia del Gran Sasso – prosegue il Piano – denominata di Campo Imperatore, attraversa, quasi ortogonalmente, le gallerie autostradali dell’A24 ed ha un piano di faglia inclinato di 55 che passa ad una distanza di circa 1 Km dai laboratori di fisica nucleare. Detta azione di taglio associata all’aumento del grado di fratturazione dell’ammasso roccioso potrebbe creare alle infrastrutture esistenti rilevanti problemi anche a distanza di alcuni chilometri dal gradino di faglia principale”. ”In caso di sisma e’ diverso se nei Laboratori ci sono tonnellate di sostanze pericolose oppure no, le conseguenze sarebbero diverse per l’intera regione: ora finalmente emerge il problema della dislocazione sismica che avevamo puntualmente segnalato nell’esposto del giugno 2018 ”, fa notare Augusto De Sanctis del Forum H20. 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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