Studio Cgia, P.A. italiana ultima in Europa per qualità percepita dei servizi

La pubblica amministrazione italiana e’ ultima nella Ue per la qualita’ percepita dei servizi pubblici resi ai cittadini. Lo rileva la Cgia riferendosi all’indagine della Commissione Europea da cui emerge che solo il 22% degli italiani considera “abbastanza buona e molto buona” l’offerta dei servizi pubblici. La media Ue e’ al 46%: Spagna al 38%, Francia al 50% e Germania al 55%. Primo il Lussemburgo con il 92% dei gradimenti, poi Paesi Bassi all’86% e la Finlandia all’81%. Il Covid ha peggiorato il sentiment degli italiani: a novembre 2019 il 30% era soddisfatto dell’ efficienza dei servizi delle P.a., tra febbraio-marzo di quest’anno il 22%. Le ragioni del peggioramento, per la Cgia, vanno ricercate negli accadimenti nell’ultimo anno: i forti ritardi delle erogazioni dei ristori alle aziende o la cassaintegrazione ai dipendenti; i blocchi e poi le ripartenze che hanno ulteriormente rallentato l’attivita’ giudiziaria; il piano vaccinale iniziato tra mille difficolta’; la dilatazione dei tempi di risposta. Dagli ultimi dati siamo sesti nella graduatoria Ue riferita alla pressione fiscale, ma ultimi per la qualita’ dei servizi erogati. Anche in Italia esistono delle punte di eccellenza (sanita’, ricerca, scuola, etc.) non riscontrabili nel resto dell’Ue. Secondo la Cgia la P.a. va rifondata, non riformata e per migliorarne l’efficienza serve innanzitutto diminuire le norme nel nostro ordinamento. Altresi’, bisogna che le leggi siano scritte meglio, cancellando le sovrapposizioni esistenti tra i vari livelli di governo, bandendo il burocratese e imponendo un monitoraggio periodico sugli effetti che queste producono. E’ necessario, inoltre, semplificare le procedure e introdurre controlli successivi rigidissimi, incentivando il meccanismo del silenzio-assenso, senza dimenticare che bisogna digitalizzare tutti i soggetti pubblici, obbligando il dialogo tra le loro banche dati per evitare la duplicazione delle richieste. Infine, bisogna riformare nuovamente il reato di abuso di ufficio.

Nonostante l’intervento legislativo introdotto dal governo Conte, non sta venendo meno il ricorso alla “burocrazia difensiva” da parte di molti funzionari pubblici, perche’ la misura legislativa non incide sulle denunce, che una volta presentate, impongono di condurre le indagini. Tale situazione continua a provocare la cosiddetta “fuga dalla firma”, rallentando enormemente lo smaltimento delle pratiche. Per contro, infine, vanno premiati i dirigenti/funzionari che rendono efficienti le proprie aree di lavoro. Una PA debole e impreparata e’ un problema molto serio per l’attuazione degli investimenti previsti con il Next Generation EU. Ad esempio, per un’opera pubblica, la capacita’ di progettare, affidare, eseguire e terminare i lavori in tempi accettabili e’ un problema che in Italia ci trasciniamo da tanto tempo. Una legislazione debordante, una burocrazia amministrativa snervante e, in molti casi, con livelli di efficienza imbarazzanti rischiano di compromettere il trasferimento delle risorse economiche del Recovery Fund. Le condizionalita’ “imposte” da Bruxelles sono molto stringenti. Delle 48 riforme da realizzare entro il 2022, 8 sono per la “sburocratizzazione” della PA: 5 decreti, 2 leggi delega e un disegno di legge dovranno essere approvate entro il 2021. Anche per la Banca d’Italia, la mancata crescita degli ultimi 20 anni va ricondotta al basso livello di produttivita’ che ci caratterizza. Per invertire questa tendenza il primo intervento da fare dovrebbe riguardare proprio la PA, puntando a migliorare l’efficienza, la qualita’ dei servizi offerti e il pieno rispetto delle regole

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

Controllate anche

Eurobarometro, per italiani lavoro e salute temi chiave europee

 Gli italiani vorrebbero che la creazione di più posti di lavoro (41%) e la difesa …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *