Crollo hotel Rigopiano, il sindaco di Farindola replica alle accuse

“Su quale base avrei dovuto chiudere l’hotel Rigopiano? In assenza di elementi oggettivi non e’ che un sindaco si sveglia e decide di chiudere una struttura. Avrei evacuato la struttura se la Provincia mi avesse detto di non essere in grado di gestire la viabilita’. La strada non potevo essere io a chiuderla perche’ e’ di giurisdizione provinciale, non di mia competenza”. Lo afferma il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, tra gli indagati per la tragedia di Rigopiano, incontrando i cronisti a margine di un evento nel comune del Pescarese. “Su quale base scientifica avrei dovuto emettere un’ordinanza di sgombero? – si chiede il sindaco, rispondendo alle domande dei giornalisti – Non esiste una Carta delle valanghe, che la Regione avrebbe dovuto fare. Come sindaco non ho avuto nessuna indicazione sui siti valanghivi. Avrei dovuto evacuare l’intero paese, perche’ tutto il territorio era nelle stesse condizioni”. Altro punto su cui viene criticato il sindaco e’ la mancata lettura del bollettino Meteomont, che aveva innalzato il rischio valanghe da 2 a 4 in quella zona: “I bollettini non sono stati trasmessi, al di la’ della ricezione o meno – sottolinea Lacchetta – e, in ogni caso, quella e’ una previsione su larga scala. Qui siamo in montagna, Farindola e’ piena di situazioni a rischio. Senza una Carta delle valanghe come faccio a sapere quali sono i pericoli?”, si chiede. Sulla questione della Commissione valanghe, che a Farindola non si riunisce da anni, il primo cittadino spiega che “l’unica strada su cui si esprime la Commissione  era gia’ chiusa”. “L’emergenza e’ stata affrontata cosi’ come previsto dal piano di protezione civile comunale. Penso di aver fatto tutto quello che avrei potuto fare ed anche di piu'”, chiude Lacchetta

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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