Renzi riparte dal Mattarellum

Primarie di coalizione e voto entro l’estate. E’ questo il percorso che ha in mente Matteo Renzi. Il premier, inaugurando la fase “zen” della inclusione, della segreteria “plurale”, accetta i consigli di chi lo invita a non andare al congresso subito, lanciando una “resa dei conti sulla pelle del Paese”. E formalmente non annuncia le primarie in vista di eventuali elezioni anticipate. Da segretario potrebbe non farle, e’ lui il candidato del partito. Ma il percorso che ha in mente sarebbe proprio quello: un’investitura popolare della sua candidatura, con primarie di coalizione aperte alla sinistra dialogante che fa riferimento a Giuliano Pisapia. Congelare il congresso fino a fine 2017 non vuol dire congelare il voto, sottolineano i renziani dopo la relazione del premier in assemblea. Gli scenari ipotizzati, “nel rispetto delle prerogative del presidente Mattarella”, sono due: fine della legislatura a marzo con voto ad aprile, in tempo utile perche’ il nuovo premier si presenti al G7, o fine legislatura ad aprile con voto a giugno. A quel punto se sara’ riuscito (ma ad oggi non in molti ci credono) il tentativo di ritorno al Mattarellum, Renzi si candidera’ a guidare il centrosinistra nelle urne. Ma alle primarie sembra non voler rinunciare neanche se si andasse a votare con la legge elettorale di stampo proporzionale che potrebbe essere frutto della sentenza della Consulta: in quel caso ogni partito avrebbe interesse ad andare da solo, ma il leader Pd vorrebbe comunque i gazebo. Intanto, per il partito Renzi ha immaginato una ‘cura’ che parte da un ‘mea culpa’ sulla segreteria: tornera’ a riunirla mercoledi’ dopo diversi mesi e dovrebbe rafforzarla con nuovi ingressi e un rimescolamento di incarichi. Potrebbe offrire di entrare anche alla minoranza bersaniana, che non dice no a priori ma fa sapere che valutera’ il progetto e le deleghe. Ma il leader Dem guarda gia’ oltre, al lavoro da “talent scout” che fara’ nel Paese alla ricerca di giovani che formino la nuova prima linea Pd e alla riorganizzazione della comunicazione del partito sul web. Nessun tour in camper per lui, ma un contatto piu’ frequente con i circoli e in giro per l’Italia. Nel Pd, intanto, le correnti che Renzi vorrebbe archiviare riaprono i giochi interni. Nella maggioranza i fedelissimi renziani mordono il freno, perche’ avrebbero voluto subito la resa dei conti interna (il “bazooka” evocato dopo le comunali), anche considerato che gli avversari interni non avrebbero avuto  il tempo di organizzarsi. Mentre le aree che fanno capo a Dario Franceschini, Matteo Orfini e Maurizio Martina, tengono per ora, sia pure con sfumature e accenti diversi, la linea del segretario. Qualche franceschiniano, ad esempio, non e’ molto convinto dell’accelerazione dei tempi del voto. Quanto alla minoranza, sono gia’ in campo Roberto Speranza ( sostenuto da Pier Luigi Bersani, che in assemblea si fa vedere  per poco) ed Enrico Rossi. Ma potrebbe esserci anche Michele Emiliano (c’e’ chi ipotizza un ticket con Speranza, ma ancora il tema non sarebbe stato affrontato). Mentre Gianni Cuperlo tiene una linea distinta da quella dei bersaniani e una posizione a se’ hanno anche gli ex civatiani di Rete Dem. Tra i tanti contendenti, pero’, c’e’ chi non esclude che possa avanzare la candidatura di un nome ‘esterno’ alla minoranza, magari il ministro della Giustizia Andrea Orlando, che in assemblea ha pronunciato un discorso molto critico sulla linea del partito e con una nota di disappunto anche sulla proposta del Mattarellum. 

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

Controllate anche

Sondaggio Mannheimer, popolarità di Gentiloni al 22 per cento

" La popolarità del governo non è molto alta, diciamo che è sul 22%, dunque inferiore alla popolarità finale che ha avuto Renzi" . Lo dice l'esperto di sondaggi Renato Mannheimer in un'intervista pubblicata sul quotidiano "Italia Oggi". Alla domanda se si tratta di "un dato negativamente importante" risponde: "Non è grave in sé, anche se, all'inizio, quando cominciano, i governi hanno una popolarità molto alta, pensiamo a Renzi che aveva circa il 60%, o Monti che arrivava addirittura quasi al 70. Gentiloni -aggiunge Mannheimer - comincia su un piano di continuità della popolarità già in discesa del governo Renzi. E visto come una continuazione, nulla di speciale".

"Berlusconi, dopo il referendum, appare un filo in ascesa, Salvini è sempre stabile, Grillo un po' in discesa per le note vicende romane". Lo dice l'esperto di sondaggi Renato Mannheimer in un'intervista pubblicata sul quotidiano "Italia Oggi". "Sul piano delle intenzioni di voto, - continua - i 5 stelle sono calati di 2 punti. Teniamo conto comunque che queste percentuali sono influenzate da un margine di errore statistico"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *