Elezioni regionali, Giorgetti non chiude a Forza Italia

A fine agosto “l’attacco io me lo aspetto, i mercati sono popolati da affamati fondi speculativi che scelgono le loro prede e agiscono. Abbiamo visto cos’è accaduto a fine agosto nel ’92 e sette anni fa con Berlusconi. L’Italia è un grande Paese e ha le risorse per reggere, anche grazie al suo grande risparmio privato. Quello che mi preoccupa è che, nel silenzio generale, gran parte del risparmio italiano è stato portato all’estero e quindi la gestione dei nostri titoli non è domestica”. Per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti (Lega), intervistato da Libero, in Europa “il governo populista non è tollerato. La vecchia classe dirigente italiana ed europea vuol far abortire questo governo per non alimentare precedenti populisti”, ma l’orizzonte dell’esecutivo “non sarà di breve termine. L’accordo con M5S è saldo”. Giorgetti parla della sua “settimana da eremita, isolato, con cena alle 19 perché in montagna si mangia presto. Ho dato i compiti delle vacanze ai ministri e mi sono ritirato qui, fino al 17-18. Il 25 agosto – spiega – l’attività riprenderà a pieno regime. Ci ritroveremo ciascuno con il proprio dossier e metteremo tutto in un mega frullatore dal quale verrà fuori la manovra finanziaria”. Nella manovra troveranno posto “riduzione dell’aliquota fiscale, reddito di cittadinanza e ritocco della Legge Fornero. Ci sarà qualcosa di tutto, siamo d’accordo con M5S e anche con Tria”, assicura Giogetti. Sulle risorse, “proposte non ne faccio, penso solo che se decideremo di dare inizio alla flat tax con una cura da cavallo, allora le risorse andranno recuperate da qualche parte”. Mario Draghi “mi dice che l’Italia deve fare i compiti. Ma non è detto che debbano essere quelli stabiliti da altri”, dichiara il sottosegretario. “Quel che conta, sostiene anche Draghi, è aumentare produttività e ricchezza. Le idee dei professori e dei progressisti hanno fallito, magari le nostre funzionano”. In merito a Forza Italia, “i rapporti con gli azzurri sono freddini. La vicenda Foa è inspiegabile. I forzisti in Parlamento sono spiazzati dalle decisioni dei loro leader, che sono più prossime al Pd che al loro elettorato”, dice Giorgetti, secondo cui il centrodestra “al momento è una categoria dello spirito, non più della politica, anche se nel nostro mestiere i margini di ricucitura ci sono sempre”. In Abruzzo, conclude, “i leghisti abruzzesi vogliono andare soli, ma è normale, tutti i leader locali vogliono correre da soli. La decisione finale spetta a Salvini e per esigenze superiori i dirigenti abruzzesi potrebbero essere costretti ad allearsi con gli azzurri”.

Le parole di Toti

Congressi aperti, primarie e niente tessere per rinnovarsi, e poi “ripensare un nuovo centrodestra a due gambe. Una gamba è quella leghista che ha trovato la sua dimensione, il suo leader e alcuni temi da proporre all’opinione pubblica. Questa gamba è forte ma non autosufficiente. C’è bisogno di una seconda gamba che rappresenta chi votava e chi vota Forza Italia, Fratelli d’Italia, il mondo civico e il mondo cattolico”. Per il governatore della Liguria Giovanni Toti (FI), intervistato dal Corriere della Sera, serve “un Pdl 4.0 che chiarisca la sua collocazione a destra e l’alleanza strategica con la Lega. Se non faremo così – avverte – regaleremo il Carroccio ai grillini”. “Alle Regionali in Abruzzo mancano molte settimane. Il centrodestra ha tutto lo spazio per recuperare il dialogo, ma a una condizione: dobbiamo renderci conto che si è chiusa un’epoca e se ne è aperta un’altra. D’altro canto le tensioni che ci sono, e non solo in Abruzzo, sono un sintomo e non la malattia”, afferma Toti, secondo cui “pensare di affrontare il mondo del 2018 con gli schemi del 1994 è faticoso e probabilmente inutile. Forza Italia ha bisogno di cambiamenti profondi”. La questione “non è di nomi e di facce. Ma di metodo e perimetro. E’ secondario scegliere Antonio Tajani, Adriano Galliani o Giovanni Toti. Il tema è come vengono selezionati e con quale scopo”, spiega Toti. “Da qualche mese si parla di profondo rinnovamento per fare ritornare FI l’ala moderata del centrodestra. Bene, ma per farlo davvero occorrono congressi veri, basati non sulle tessere ma sul coinvolgimento degli amministratori locali e dei militanti”. La proposta è “niente urne ad hoc, niente tessere, niente rendite di posizione. Per metà gli organismi dirigenti dovranno essere scelti dagli amministratori ma anche dalle liste civiche che si riconoscono nel centrodestra moderato. E per l’altra metà dagli elettori”. In Parlamento, conclude Toti, “Forza Italia deve trovare la cifra esatta con cui fare opposizione”, che “non deve diventare un’opposizione rancorosa”.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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