San Clemente a Casauria, domenica il Convegno. La figura del Santo delle acque, il Monastero. Una storia spirituale che attraversa i secoli

di Antonio Alfredo Varrasso

La storia dei monumenti architettonici è quasi nascosta tra le pietre! E’ stato sempre così e particolarmente in età medievale. Nel caso di San Clemente a Casauria, sorta nel IX secolo, ma ricostruita nel XII, possiamo proprio parlare di un apparato scultoreo e decorativo, esterno soprattutto all’edificio, che costituisce un vero e proprio testo visivo, che ne racconta le vicende. L’iconografia scultorea della chiesa abbaziale, tra le altre cose, pone in grande evidenza la figura del patrono del cenobio: San Clemente, papa e martire, di cui rivendicava il possesso del corpo.

Domenica il convegno
Alla figura importante di questo pontefice martire, perito per volere di Traiano nel Chersoneso di Crimea, attorno al 101 ed al suo strettissimo rapporto con l’abbazia casauriense è dedicato un convegno (San Clemente a Casauria, 23 novembre 2025, ore 16,00), a cui sono chiamati a partecipare studiosi che da tempo indagano il problema. Che già in età medievale e moderna ha intrigato non pochi, in una polemica culturale rilevante tra chi negava decisamente la presenza di Clemente a Casauria e chi, invece, massime il Chronicon casauriense la sosteneva. In primo luogo parteciperà alla giornata culturale – che si tiene proprio nella festa canonica del santo – il P. Rocco Ronzani O.S.A, attuale Prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano, che affronterà proprio il tema principe della biografia storica di San Clemente. Seguirà l’intervento di Antonio Alfredo Varrasso, studioso da anni di Casauria, che affronterà il problema di Clemente quale santo titolare del monastero e, dunque, della specifica tradizione che si è formata al riguardo, informando di sé, possiamo dire, tutta la regione abruzzese, se non oltre. Coordinerà i lavori un altro importante studioso di cose casauriensi, il Prof. Paolo Cherubini, che è stato  il più attivo collaboratore del compianto Prof. Alessandro Clementi, curando l’edizione critica del Chroniconcasauriense, uscita in quattro volumi (2017-2019), presso L’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo.

San Clemente, i Normanni e gli studi
Fare il punto sulla figura di Clemente Romano non vuol dire soltanto recuperare all’attenzione una massa di studi imponente, che hanno riguardato anche altre località clementine, come Roma, innanzitutto,  Velletri e altre ancora, ma chiarire per l’essenziale le ragioni storiche della sua presenza, presunta od effettiva, in Abruzzo ed i processi culturali, politici, religiosi ed economici che  ha inevitabilmente innescato. Perché con San Clemente il monatero casauriense, dedicato inizialmente alla Santissima Trinità, in realtà volle nutrire un progetto di rinascita, soprattutto in età normanna, che coinvolgeva vasti territori e, maggiormente, le classi dirigenti normanne , con cui Casauria aveva inaugurato un rapporto di collaborazione, sostenuto dal Papato stesso.

Chiesa Romana e quella d’Oriente
Il ricordo di Clemente dovette manifestarsi a Casauria già a fine IX secolo, anche se i documenti del tempo risultano interpolati non molto tempo dopo. In ogni caso, è dagli inizi del sec. IX, sia pure sporadicamente, dopo che il monastero era stato gravemente danneggiato dalle scorrerie saracene, che, tornata una piccola comunità ad abitarvi e ricostruire, si comincia a parlare con più insistenza ad un corpo santo, rinvenuto nella chiesa e a cui si da, non casualmente il nome di Clemente martire. Da allora fu un incessante richiamo ai fatti, attribuiti a Ludovico II (+875), per cui questi aveva ottenuto dal papa di Roma, Adriano II, le reliquie, o il corpo stesso del martire. In effetti, le reliquie clementine erano state portate a Roma, nell’868, dall’Oriente da Costantino ‘il filosofo’, poi chiamato Cirillo e da suo fratello Metodio; riconosciute figure di apostoli degli Slavi. Il tema è più complesso di come sembri, perché la traslazione di Clemente a Roma in realtà era stata profondamente motivata nell’ambito dei rapporti tra la Chiesa Romana e quella Orientale.

Il Santo delle acque
Casauria ha sempre ricordato questi eventi come l’inizio di uno strettissimo rapporto con San Clemente, che, scoperto in una ‘isola’ del Chersoneso, poi venne accolto nell’altra ‘insola’ sul fiume Pescara, cioè l’ ‘insulaPiscariae’. Si tratta di una sorta di transfert di sacralità, perseguita tenacemente dai Casauriensi, anche di fronte a voci dissenzienti. Per queste ragioni Clemente è stato definito il ‘santo delle acque’ e tutti i miracoli che compie a Casauria sono, appunto, miracoli dell’acqua, perché accaduti per salvare persone precipitate nel fiume. Naturalmente Clemente è anche uno strenuo difensore dei diritti del monastero e non di rado appare minaccioso a chi, come i conti normanni, tendevano di assoggettare il cenobio. Nel secolo XI si sentì la necessità di opportune verifiche nell’abbazia della presenza del corpo miracoloso e,questo, a mio avviso, per diretto intervento del pontefice del tempo, Pasquale II (+118). Questi, infatti, era stato cardinale titolare di San Clemente in Roma e, dunque, era persona ben informata di Clemente. Il corpo, naturalmente, come racconta la Cronaca casauriense, venne trovato e, quindi, esibito, riponendolo in apposito altare dall’abate Grimoaldo. Da lì in avanti il ricorso a Clemente è stato sempre più costante, sino a brillare nel secolo XII di nuova e più potente valorizzazione, tanto che venne composta una narrazione che racconta la

Da Roma a Casauria
Traslazione di Clemente da Roma a Casauria, poi ripresa dalla Cronaca stessa, che, tuttavia, ha suscitato diversi scetticismi. Ma, a questo punto, la presenza di Clemente nell’abbazia non era un fatto semplicemente devozionale. Diventava altresì un fattore di prestigio culturale, a cui il papato stesso non mancò di contribuire, specialmente con Alessandro III (+1181), il quale emise un proprio documento – una lettera decretale – con la quale si approvava l’istituzione della Festa della Traslazione da Roma al Pescara, voluta dall’abate Leonate(+1182), da celebrarsi, come avvenne per secoli, il 27 maggio! Questo riconoscimento, unitamente ad un sostegno morale e politico nel confronto con la monarchia normanna, facevano del monastero di San Clemente a Casauria un caposaldo politico di rilevante importanza nelle terre della Marsia (Abruzzo), sostanziatosi anche con la grande fase di ricostruzione dell’abbazia, di cui oggi ammiriamo la bellezza architettonica ineguagliabile. Tuttavia Casauria scontava limiti profondi della sua strategia politica nell’area.

La diffusione del Culto
Oramai aveva perso quasi tutti i feudi, anche se esercitava un importante ruolo economico nel contesto feudale del tempo. Una strategia di radicamento del culto clementino, che poi voleva dire riconoscimento del ruolo egemone del monastero nella zona, fu quella di diffondere il culto di Clemente, con maggiore incisività, nei castelli ed insediamenti minori di tutta la zona. Gli abati tornarono a riconsacrare le chiese castrensi con le reliquie di San Clemente!; gesto dai profondi significati morali e rafforzava quella che si era oramai determinata come ‘giurisdizione spirituale’ dell’abbazia in un territorio separato da altre diocesi; prerogativa finalmente sanzionata dagli stessi pontefici romani. Le chiese parrocchiali di tutta l’area sorgono in questi frangenti e condizionano direttamente lo sviluppo degli insediamenti già sorti tra X ed XI secolo.

Il monastero e la sua storia
Clemente diveniva, così, un fattore identitario, in nome del quale il monastero si proponeva anche all’estero, soprattutto alla monarchia normanna e alle autorità laiche nel territorio. Tra la storia particolare del monastero, così caratterizzata dalla figura di Clemente e quella più generale e complessa del Regno di Sicilia e del Papato, inevitabilmente, si stabilì un rapporto, durato ancora secoli, di reciproca informazione. Un solo esempio. L’abate Leonate promosse anche la costruzione di una chiesa in un isolotto nel Lago di Lesina, con la compiacenza dei conti normanni di Capitanata. Tornava, ancora, il tema dell’isola e quello delle acque! Ma il tentativo era quello, ben più concreto ed avvertito, di inserire il monastero nella ripresa della Transumanza, che tornava a collegare le montagne abruzzesi alle pianure pugliesi! L’avamposto garganico, consacrato così a Clemente, chiariva ancor più il senso di una operazione politica e culturale, ma ancor più economica, nella nuova tensione affermativa di Casauria nel Regno di Sicilia: in nome di Clemente! Sappiamo bene che il ‘progetto’ di Casauria, già in età sveva accusava esitazioni marcate lungo questo cammino, accentuatesi ancor più in età angioina.

Una traccia indelebile
La morte di Leonate, se non esiziale, costituì una grave battuta d’arresto. Tuttavia la traccia di Clemente rimase indelebile, non solo a Casauria, ma nell’universo politico del Regno, dove oramai il monastero, divenuto commenda a fine secolo XIV, chiamavasi ancora ‘ecclesia sancti Clementis in Piscaria’.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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