Alla fine dell’anno in Italia ci saranno 305 mila imprese in meno, con quasi 390 mila aziende che hanno chiuso i battenti e solo 85 mila nuove nate; e, nel 2021, con la fine del blocco dei licenziamenti, rischiano di scomparire il 10% dei posti di lavoro nelle piccole e medie imprese. Il 2020 si sta per chiudere e si moltiplicano i bilanci di questo ‘anno orribile’ anche dal punto di vista dell’economia. A fare i conti, questa volta, da un lato Confcommercio che ha elaborato i dati Unioncamere e Movimprese e chiede “un vaccino economico”, dall’altro i Consulenti del lavoro. Il calo del numero delle imprese, dovuto nell’85% dei casi agli effetti della pandemia e’ dell’11,3% rispetto all’anno precedente e fa il paio con una perdita di consumi che i commercianti stimano in 120 miliardi di euro, il 10,8%. Secondo Confcommercio, delle 240mila imprese sparite per il Covid 225mila si perdono per un eccesso di mortalita’ e 15mila per un deficit di natalita’. Una riduzione del tessuto produttivo che risulta particolarmente accentuata tra i servizi di mercato, che si riducono del 13,8% rispetto al 2019, mentre nel commercio rimane piu’ contenuta, ma comunque elevata, e pari all’8,3%. Tra i settori piu’ colpiti, nell’ambito del commercio, abbigliamento e calzature (-17,1%) (17mila aziende chiuse), ambulanti (-11,8% -22mila aziende) e distributori di carburante (-10,1% -1.779); nei servizi di mercato le maggiori perdite di imprese si registrano, invece, per agenzie di viaggio (-21,7% -3.939), bar e ristoranti (-14,4%, -57.401) e trasporti (-14,2% -23.266). La percentuale vola poi per tutta la filiera del tempo libero con la sparizione, secondo i dati di Confcommercio di 1 impresa su 3: le aziende del settore attivita’ artistiche, sportive di intrattenimento segnano un -31,7% (-23.931 aziende). E, alla cessazione delle aziende, si aggiungono i numeri dei lavoratori autonomi: si stima la chiusura per circa 200mila professionisti tra ordinistici e non ordinistici, operanti nelle attivita’ professionali, scientifiche e tecniche, amministrazione e servizi, attivita’ artistiche, di intrattenimento e divertimento e altro. L’anno quindi potrebbe chiudersi con uno stop per mezzo milione di attivita’. Di pari passo la contrazione dei posti di lavoro che, secondo i Consulenti, nei settori piu’ interessati come i servizi ricreativi, culturali e sportivi, superera’ il 15%. Il recupero non avverra’ in brevissimo tempo. In base ai risultati del sondaggio congiunturale dei Consulenti il 70% dei professionisti ritengono che le aziende torneranno ai livelli di fatturato precrisi “entro il 2022″. Paese”.
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