Sui fondi strutturali è corsa contro il tempo: per non andare in ”disimpegno automatico”, entro la fine dell’anno il nostro Paese dovrà certificare a Bruxelles 22,4 miliardi di euro (il 34,7% del totale) tra Programmi Operativi Nazionali (Pon) e Regionali (Por). A lanciare l’allarme uno studio Uil del Servizio Politiche del Lavoro, Coesione e Territorio, sugli ultimi dati pubblicati dalla Ragioneria Generale dello Stato sul monitoraggio delle politiche di coesione 2014-2020. Il 31 dicembre infatti scadrà la programmazione dei Fondi Strutturali Europei e di Investimento Europei per il 2014-2020 relativi al Fondo Sociale Europeo (Fse) e al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Fesr): al 31 agosto 2023 il nostro Paese ha certificato pagamenti dei progetti alla Commissione Europea pari a 42,4 miliardi di euro, Il 65,3% del totale delle risorse assegnate per il periodo 2014-2020 (64,9 miliardi di euro comprese le risorse della Next Generation con React-Eu). Di questi, si legge ancora nel Rapporto, soltanto per 4 Programmi sono state rendicontate tutte le risorse a disposizione effettuate dall’Emilia-Romagna, dal Friuli-Venezia Giulia, dalla Provincia autonoma di Bolzano e dal Programma nazionale ”Iniziativa Pmi”. A livello regionale, invece, la Valle Aosta ha effettuato pagamenti per il 95,5%; la Puglia per il 94,5%, la Toscana per il 93,3%; il Piemonte per il 91,6% e il Lazio per l’86,7%. Più indietro troviamo la Calabria con una spesa certificata pari al 51,5%; la Sicilia con il 59,9%; l’Abruzzo con il 62%; il Molise con il 64,1%; le Marche con il 66,0%; la Campania con il 69,1%
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