L’Abruzzo ricorda la tragedia dell’hotel Rigopiano

A Rigopiano il tempo si e’ nuovamente fermato e il pensiero e’ volato al 18 gennaio di un anno fa, quando il resort venne spazzato via da una valanga e 29 persone, fra clienti e personale dell’hotel, persero la vita. I familiari delle vittime, raccolti nel silenzio, di fronte a cio’ che resta del resort, hanno ricordato i propri cari e quei momenti terribili, deponendo fiori e raccogliendosi in preghiera. Una cerimonia intensa e ricca di commozione, alla quale ha partecipato anche uno dei superstiti Giampaolo Matrone, gli abitanti di Farindola e monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne: “Concedi il riposo eterno – ha detto il vescovo – ai fratelli e alle sorelle che hanno lasciato la vita terrena. Il sole che splende oggi si e’ appannato nel cuore di tutti coloro che sono qui, per questo Signore ti chiediamo di ridarci ora questo sole e concedere la pace eterna a coloro che non sono piu’ tra noi”. Con il suono del silenzio si e’ aperta a Rigopiano alle 9.48 la cerimonia di deposizione di una corona davanti l’ingresso di quello che resta del Resort di Rigopiano di Farindola, alla presenza dei parenti delle 29 vittime, di diversi cittadini e delle autorita’ civili e militari. Di fronte al monumento che ricorda la tragedia di un anno fa. 

“Quando ci sono morti tragiche, se ci sono responsabilita’, vanno accertate, ma noi non possiamo rimanere schiacciati sotto il peso del dolore, dobbiamo affrontarlo e andare al di la’ del dolore, a questo serve la fede”. In una Chiesa gremita monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, ha celebrato a Farindola la messa di commemorazione delle 29 vittime della tragedia di Rigopiano. “Chissa’ quante volte – ha detto Valentinetti durante l’omelia – da quel 18 gennaio ad oggi, ci siamo ripetuti, vi siete ripetuti, ma perche’ quella valanga nessuno l’ha fermata? Perche’ la mano potente di Dio non l’ha fermata. A questa domanda non c’e’ una risposta perche’, purtroppo, mi sono scontrato con la morte, cosi’ come vi ci siete scontrati voi. Pensate a me che ho dovuto celebrare i funerali dei 27 bambini morti sotto la scuola di San Giuliano di Puglia. Ero diventato vescovo da due anni e vi assicuro che, forse, rimarra’ il funerale piu’ difficile della mia vita. Anche allora mi sono chiesto perche’ la casa difronte alla scuola non e’ crollata e la scuola invece si’. C’e’ una sola risposta possibile: umanamente, la solidarieta’ umana che possiamo esprimerci e sentire fortemente tra di noi. Una solidarieta” umana che – ha sottolineato il vescovo – ci deve far sentire una cosa sola, un cuore ed un’anima sola, perche’ tutti sono morti drammaticamente. Ma poi c’e’ anche una risposta di fede, una fede forte e potente. La fede non serve per poter dire a Dio non far succedere questo o quello. La vita ci insegna che 27 bambini sono morti, 29 persone sono morte e tre persone l’altro ieri sono morte in una fossa mentre lavoravano. Le tragedie umane sono purtroppo tragedie che sperimenteremo sempre. La fede serve ad attraversare il dolore, la sofferenza e anche la morte perche’ la morte l’attraverseremo”

Il sole che in questo anno si e’ oscurato nel cuore di tanti, deve tornare a risplendere, come questa giornata di sole. Se volete bene a questi figli e figlie, a questi fidanzati e fidanzate, a queste mamme e a questi papa’, se volete farli riposare in pace, ricominciate a far risplendere il sole dentro i vostri cuori. E fate risplendere anche il messaggio della prima lettura: l’amicizia e la fraternita’ al di la’ di tutto'”

 “E’ una giornata particolare. E’ l’anniversario di una tragedia che ha colpito non soltanto me personalmente e il mio paese, ma l’intera opinione pubblica italiana. Cercheremo di viverla come meritano di essere ricordate le 29 vittime affinche’ non si dimentichi e affinche’ tragedie del genere non si ripetano piu'”. Cosi l’ex sindaco di Farindola, Massimiliano Giancaterino, che nella tragedia dell’hotel Rigopiano ha perso il fratello , Alessandro, capo cameriere del resort. Giancaterino partecipera’ alla commemorazione delle 29 vittime, ad un anno dalla tragedia. Alle 9.45 i parenti si raduneranno in preghiera davanti ai resti dell’Hotel e, dopo aver deposto dei fiori, parteciperanno ad una messa alla Chiesa di Farindola. “L’auspicio – ha aggiunto Giancaterino – e ‘ che si continui a parlare della tragedia affinche’ si arrivi alla ricostruzione esatta del fatto storico e giudiziario e affinche’ si mettano in campo gli accorgimenti utili per evitare il ripetersi di tali eventi luttuosi in altri luoghi” . Giancaterino, che e’ uno dei 23 indagati nell’inchiesta della Procura di Pescara, ha preferito non parlare della vicenda giudiziaria, ma ha sottolineato di aver fiducia nell’operato della magistratura. “Bisogna attendere – ha detto – il lavoro della magistratura perche’ la giustizia sara’ implacabile”

“Mi sento miracolato. Non sappiamo cosa abbiamo fatto noi per meritare questo, cosa dovrei fare per ripagare tutto questo bene che mi e’ venuto addosso”. Parla Giampiero Parete, il cuoco che lancio’ l’sos, scampato alla tragedia di Rigopiano, quel 18 gennaio di un anno fa, insieme alla moglie e ai due figli. “Ho vissuto l’ultimo giorno dei 29 angeli. E’ difficile da dimenticare, sto sempre con il pensiero a loro”, ha detto Parete all’uscita dalla chiesa di Farindola dopo la messa per commemorare le 29 vittime. 

“Sono qui – ha aggiunto Giampiero Parete – perche’ voglio stare insieme ai parenti delle vittime. Voglio ricordare insieme a loro tutto quel dolore che abbiamo vissuto”. Parete torna a quei drammatici momenti, quando lui, che era uscito per prendere dei medicinali in macchina, e il tuttofare dell’hotel Fabio Salzetta, che tra le macerie ha perso la sorella e ha aiutato i soccorritori a indirizzare gli interventi di salvataggio, si sono trovati soli nella tormenta con l’hotel alle spalle inghiottito dalla valanga. Parete dice di non ricordare molto di quel pomeriggio del 18 gennaio: “In quegli attimi cosi’ concitati ero sotto shock, ricordo e non ricordo quella sera. Pero’ abbiamo fatto tantissime telefonate per far si’ che ci venissero a salvare”. A proposito di come e’ cambiata la sua vita e quella della sua famiglia, il cuoco ha detto: “Associamo la neve al pericolo e pure i miei figli lo fanno con gli alberghi”. 

“Il dolore e’ incancellabile. Si puo’ attenuare un po’ in alcuni momenti della giornata ma in altri torna indietro come un macigno. Ora pero’ ci aspettiamo che qualcuno inizi a dire: forse non ero la persona giusta al posto giusto. Non dico una ammissione di colpevolezza perche’ sarebbe troppo, pero’ qualcuno che dica: non ho fatto abbastanza. Il mio lavoro l’ho fatto con superficialita’. Questo si'”. Queste le parole del presidente del Comitato Vittime di Rigopiano Gianluca Tanda, che quel 18 gennaio ha perso il fratello Marco. Gianluca ha voluto ringraziare l’Abruzzo per l’affetto dimostrato oggi, ad un anno dalla tragedia: “Abbiamo visto oggi molto affetto vicino a noi. Questa era la giornata che chiedevamo: tanto amore. E’ questo che meritavano quelli che non ci sono piu’ e penso che a loro sia arrivato qualcosa su. Oggi sono venuti in tanti. Molti purtroppo sono rimasti fuori dal palasport di Penne, ma abbiamo allestito un maxi schermo. La nostra paura oggi era quella di essere solo noi parenti. Di essere stati dimenticati e invece la popolazione ci e’ oggi vicina e crediamo che ci sara’ vicina ancora per tanto tempo”. 

 Nel giorno della commemorazione per la tragedia di Rigopiano, i dipendenti della societa’ Tua hanno voluto ricordare il collega Piero Di Pietro, tra le 29 vittime assieme a sua moglie Barbara Nobilio, intitolandogli la sala riunioni della Divisione Gomma di Pescara. L’iniziativa e’ stata proposta da Antonio Montanaro, direttore della Divisione Gomma, che con i suoi collaboratori, ha voluto ricordare l’amico e collega. Alla cerimonia, che si e’ tenuta in forma privata, hanno partecipato le figlie di Piero e Barbara, Federica e Fabrizia, i fratelli e la sorella di Piero, la sorella di Barbara, le madri delle due vittime, i dirigenti e tanti colleghi. La targa e’ stata scoperta dalle figlie Federica e Fabrizia. Piero Di Pietro, per trent’anni, si e’ occupato di movimento e di traffico prima nella ex Arpa e, successivamente, in Tua Spa. “Un uomo concreto, di poche parole, ma con la grande capacita’ di giungere al sodo senza troppi giri di parole, insofferente ai compromessi – dice Montanaro. Tua, con la scomparsa di Piero ha perso un collaboratore affidabile, prezioso e, per tantissimi, un amico ed un grande uomo”. Il direttore generale di Tua Spa, Giuseppe Alfonso Cassino, ha ricordato il rigore di calciatore di alto livello e poi di allenatore che, Di Pietro, con eguale tensione morale, serieta’ e caparbieta’ aveva trasposto nella sua attivita’ professionale. “L’iniziativa di intitolare la sala riunioni a Piero serve a mantenere ancora piu’ vivo il legame che ci legava a lui prematuramente scomparso e sulla quale “nessuna neve potra’ mai cadere a coprirne il ricordo”, afferma Cassino citando alcune parti della canzone composta per commemorare le vittime di Rigopiano ‘Dove la neve non cade’. “Tua ha voluto essere la seconda famiglia per le figlie Federica e Fabrizia e, con l’inaugurazione della sala riunioni intestata a Di Pietro – prosegue il dg di Tua Spa – perpetuare la memoria del collega e con essa quello che egli, con il suo comportamento, ha saputo testimoniare, in famiglia come nel lavoro, nella societa’ come nello sport”

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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