Clima, troppo poco l’impegno Ue di alzare il taglio delle emissioni dal 55 al 57%

L’annuncio alla Cop27 di Sharm El Sheik: solo il 2% in più rispetto al precedente impegno. Per raggiungere la neutralità climatica al 2030 serve una riduzione del 65

(da https://www.lanuovaecologia.it/clima-troppo-poco-limpegno-ue-di-alzare-il-taglio-delle-emissioni-dal-55-al-57/)

L’Unione Europea oggi a Sharm El-Sheik ha annunciato l’impegno a ridurre le sue emissioni climalteranti del 57% entro il 2030. Si tratta solo del 2% in più rispetto al precedente impegno del 55%. Non si può fronteggiare l’emergenza climatica con le briciole. Per contribuire equamente al raggiungimento dell’obiettivo di 1.5°C, l’Europa può e deve andare oltre il 57% e ridurre le sue emissioni di almeno il 65% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, e poter così raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Serve una rapida inversione di tendenza in modo da non compromettere gli sforzi degli scorsi anni con obiettivi ancor più ambiziosi in grado di fronteggiare l’emergenza climatica.

Un importante contributo può venire da REPowerEU. Il piano proposto dalla Commissione per superare la dipendenza energetica da Mosca ed accelerare la transizione energetica puntando su rinnovabili ed efficienza energetica. Approccio sostenuto da una larghissima maggioranza dei cittadini europei, come evidenzia l’ultimo Eurobarometro sulla risposta europea alla guerra russa in Ucraina. Vi è infatti un ampio consenso tra i cittadini europei sulla necessità di mettere subito in campo misure volte ad aumentare l’efficienza energetica degli edifici, dei trasporti e delle merci (85%) e sulla maggiore urgenza di investire nelle rinnovabili (84%) come conseguenza della guerra in Ucraina.

REPowerEU si basa due pilastri: diversificare l’approvvigionamento di gas, grazie ad importazioni da fornitori non russi; e ridurre più rapidamente l’uso dei combustibili fossili nell’edilizia, nell’industria e a livello di sistema energetico grazie a miglioramenti dell’efficienza energetica (un aumento di un punto percentuale di efficienza consente una riduzione del 2,6% delle importazioni di gas fossile), all’aumento delle rinnovabili (ogni giga watt installato consente una riduzione delle importazioni di gas fossile di 0,4-0,6 miliardi di metri cubi) ed all’elettrificazione. REPowerEU propone di aumentare il target delle rinnovabili dal 40% al 45% e quello per l’efficienza energetica dal 9% al 13 % entro il 2030.

Secondo una prima valutazione del Climate Action Tracker (CAT), l’Europa in questo modo potrebbe raggiungere una riduzione netta delle sue emissioni del 60-62%. Per centrare l’obiettivo del 65% serve un ulteriore passo in avanti e raggiungere almeno il 50% di rinnovabili ed il 20% di efficienza energetica entro il 2030. Obiettivi questi che combinati con il phasing-out del carbone entro il 2030 e del gas fossile entro il 2035, insieme al phasing-out della vendita di veicoli con motori a combustione interna entro il 2035, possono consentire all’Europa di raggiungere la neutralità climatica ben prima del 2050. Una scelta già fatta dalla Germania, potenza economica e industriale europea, che si è impegnata a raggiungere la neutralità climatica entro il 2045 con il 100% di produzione elettrica rinnovabile entro il 2035.

Infatti, secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), nelle economie avanzate come quella europea, il settore elettrico deve essere a zero emissioni nette già nel 2035 per poter raggiungere la neutralità carbonica a livello globale entro il 2050 e contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C.

Secondo le recenti stime dell’autorevole think-tank Ember, l’Europa può raggiungere entro il 2035 zero emissioni nette nel suo settore elettrico quadruplicando la produzione rinnovabile ed espandendo l’infrastruttura elettrica necessaria con un risparmio di oltre 1.000 miliardi di euro da qui al 2035 e nello stesso tempo garantire una maggiore sicurezza energetica ed una migliore qualità dell’aria che respiriamo. Sono però necessari investimenti iniziali per circa 300-750 miliardi di euro. Risorse che il mercato finanziario può mettere a disposizione più facilmente se si escludono gas fossile e nucleare dagli investimenti verdi.

La crisi energetica dovuta all’invasione russa dell’Ucraina dimostra il fallimento dell’attuale modello energetico europeo fondato sul gas fossile come fonte di transizione verso la neutralità climatica. Per garantire la nostra sicurezza energetica possiamo e dobbiamo liberarci velocemente dalla dipendenza dalle fossili. Cruciale per ridurre le nostre emissioni di almeno il 65% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, contribuendo in questo modo al raggiungimento dell’obiettivo globale di 1.5°C.

Solo così sarà possibile vincere la sfida della duplice crisi, energetica e climatica, che rischia di mettere in ginocchio l’Europa. E risparmiare 10 mila miliardi di euro già entro il 2030. Secondo uno studio dell’Università di Berlino e dell’Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), il taglio del 65% delle emissioni climalteranti, non solo è tecnologicamente possibile, ma può consentire all’Europa di risparmiare da qui al 2030 ben 10 mila miliardi di euro, grazie alla forte riduzione delle importazioni di combustibili fossili e dei danni ambientali e climatici evitati. Oltre a ridurre considerevolmente la bolletta energetica di famiglie e imprese. Un’opportunità che non si può e deve perdere, soprattutto per contribuire a costruire un progetto di pace in Europa.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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