Acqua razionata, la mappa delle restrizioni nelle città in Italia

Nel 2021, 15 comuni capoluogo di provincia/citta’ metropolitana hanno attuato misure di razionamento nella distribuzione dell’acqua potabile, segnando un incremento rispetto al 2020 (+4 comuni). Non piu’ esclusiva prerogativa dei capoluoghi del Mezzogiorno, il razionamento coinvolge anche un capoluogo del Nord (non accadeva dal 2010), Verona, e uno del Centro (dal 2018), Prato. Lo rileva l’Istat nelle statistiche sull’acqua relative agli anni 2020-2022. In questi capoluoghi, nei mesi estivi, le amministrazioni hanno disposto azioni di riduzione dell’erogazione idrica. L’adozione di misure restrittive nell’erogazione idrica – osserva l’Istat – e’ legata alla obsolescenza dell’infrastruttura, soprattutto nel Mezzogiorno, a problemi di qualita’ dell’acqua per il consumo umano e ai sempre piu’ frequenti episodi di riduzione della portata delle fonti di approvvigionamento, a causa del cambiamento climatico, che rendono insufficiente la disponibilita’ della risorsa idrica in alcune aree del territorio.

Nel 2021 misure di razionamento sono adottate in quasi tutti i capoluoghi della Sicilia (tranne Messina e Siracusa), in tre della Calabria (Reggio di Calabria, Cosenza e Crotone), in uno della Campania (Avellino), due dell’Abruzzo (Chieti e Pescara), uno della Toscana (Prato) e uno del Veneto (Verona). In tre capoluoghi le restrizioni nella distribuzione dell’acqua potabile sono state estese a tutto il territorio comunale: Verona e Prato, con una riduzione dell’erogazione solo in alcune ore della giornata, specialmente nelle ore notturne o nelle prime ore mattutine dei mesi estivi, rispettivamente per 55 e 61 giorni; Cosenza, dove la misura e’ stata adottata tutti i giorni dell’anno, per fascia oraria e a giorni alterni. L’adozione di misure di razionamento solo per una parte del territorio comunale invece ha coinvolto 12 capoluoghi (+5 sul 2020), tutti situati nel Mezzogiorno, risultando piu’ che raddoppiati sia il numero di giorni, sia la percentuale della popolazione residente coinvolta (dall’1,3% al 2,8%).

Nel dettaglio, le misure restrittive hanno interessato circa 485mila residenti, soprattutto della Sicilia (16,7% della popolazione residente nei capoluoghi della regione). Le situazioni piu’ critiche si sono verificate a Chieti, Agrigento e Trapani, con la sospensione o riduzione dell’acqua in quasi tutti i giorni dell’anno, con turni diversi di erogazione estesi a quasi tutti i residenti. A Enna e Reggio di Calabria si e’ fatto ricorso, solo in alcune zone della citta’, alla riduzione dell’acqua rispettivamente per 365 e 75 giorni interessando circa la meta’ dei residenti. A Caltanissetta e Pescara, il 62,4% e il 21,9% dei residenti e’ stato sottoposto a razionamenti, rispettivamente per 61 e 141 giorni. A Catania la distribuzione dell’acqua e’ stata sospesa a circa 17.400 persone per 14 giorni nell’arco dell’anno, interessando il 5,8% dei residenti (0,3% nel 2020). A Ragusa, invece, e’ stata ridotta per 60 giorni e sospesa per 15, per fascia oraria a circa 10.000 persone (13,8% dei residenti). A Palermo si sono verificate turnazioni in alcuni distretti dove la rete idrica e’ particolarmente vetusta per 183 giorni interessando l’8,8% dei residenti, mentre Avellino e Crotone hanno avuto una sospensione solo per 12 giorni che ha coinvolto, rispettivamente il 76% e il 67% della popolazione.

Di Redazione Notizie D'Abruzzo

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